Al Plaza 66 di Shanghai lo shopping non si ferma
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Al Plaza 66 di Shanghai lo shopping non si ferma

Al Plaza 66 di Shanghai lo shopping non si ferma

Il tempio della moda in Cina
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Paola Bottelli
SHANGHAI. Dal nostro inviato
Joan Zhang è una delle venture capitalist più celebri della Cina. Poco più di trent'anni, la Ceo di Abc Group e fondatrice di Abc Capital, laurea in giurisprudenza e master a Stanford, lavora sodo e ama viaggiare, soprattutto a Parigi e in Italia. Quando è a Milano non perde l'occasione di una puntatina alla Scala: «Adoro l'opera», dice. Con franchezza, ammette di essere «una vera e propria fashion victim». Veste solo griffe italiane e francesi, che acquista in patria e all'estero, con «una predilezione per gli abiti in bianco e nero di Chanel».
Joan è, ovviamente, una top client del lusso, quel genere di consumatrice che i big brand corteggiano da sempre ma che nei mercati più maturi – dagli Stati Uniti all'Europa, dal Giappone alla Russia – sembra "inappetente", forse anche perché ha gli armadi pieni e potrebbe comodamente abbigliarsi per anni con ciò che già possiede.
In Cina è diverso. Certo, anche qui la crisi si sente, ma lo shopping sembra ancora uno dei passatempi preferiti di molte donne, almeno a giudicare dall'affollamento di sabato scorso intorno alle diciassette al Plaza 66, il tempio della moda di Shanghai. La gran parte delle signore – forse sarebbe più esatto parlare di ragazze – sono impegnate nello shopping di borse, lo status symbol per eccellenza nella Cina di oggi (per gli uomini sono invece le sneakers, ovviamente firmate dai più famosi stilisti, e pure le tracolle).
Ecco dunque al pianoterra, superata la hall con l'esposizione di lucide Bmw 740 e 750 scure, sotto una cascata di pubblicità Balenciaga a forma di fiori verdi e rosa, la grande boutique Chanel: sul muro d'ingresso, dietro ai manichini con le celebri giacche della maison, il video dell'ultima sfilata di Karl Lagerfeld a Parigi che funge da calamita verso le borse matelassé classiche, prevalentemente nere, che le commesse in guanti bianchi trattano come bebè.
A poche decine di metri, da Hermès, una cinese elegantissima sta scegliendo una Birkin verde salvia ma sembra un po' indecisa sui manici, ricoperti di intrecci di foulard in seta. Mentre da Versace una signora più agée sta facendo impacchettare una shopping dorata, da Louis Vuitton c'è il tradizionale assalto di tutti i negozi Lv del mondo. Tutti i negozi sono comunque zeppi di potenziali clienti, molti dei quali escono, come da Fendi e Tod's, con i sacchettoni appesi al braccio. Curiosa la scelta di Prada, che in vetrina propone soltanto nylon nero, uno dei cavalli di battaglia del passato: dal completo gonna e giubbino per signora, alle numerose borse, valigie e tracolle di tutti i formati.
E le scarpe? Qui il punto è più dolente: a occhio si nota che non sono ancora molte le donne che calzano made in Italy o made in France. Forse non è un caso, allora, che la boutique Jimmy Choo all'interno del Plaza 66 sia l'unica in cui compare in bella vista la scritta "Qui saldi fino a -40%".
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paolabottelli.blog@ilsole24ore.com

10/06/2009
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