di Antonio Talia
hanno collaborato da Pechino Giovanna Di Vincenzo e da Roma Alessandra Spalletta
Pechino, 9 feb.- Sul caso di Wang Lijun, il superpoliziotto cinese che nella notte tra martedì e mercoledì avrebbe chiesto asilo politico agli Stati Uniti, arriva anche la versione di Ai Weiwei, il celebre artista dissidente condannato dal governo di Pechino.
Nel pomeriggio di giovedì Ai Weiwei ha diffuso un tweet nel quale afferma che Wang Lijun ha effettivamente domandato rifugio agli statunitensi. L'artista riferisce di averlo saputo da un "affidabile avvocato americano", ma non cita il nome della sua fonte e lascia intuire che Wang avrebbe richiesto asilo politico ben prima di questa settimana.
Il caso, intanto, continua a infiammare il web cinese, che s'interroga sul destino di Wang e sulle ripercussioni politiche della sua vicenda: 52 anni, ex capo della polizia della megalopoli di Chongqing, Wang Lijun è diventato celebre in tutta la Cina per la campagna anticorruzione e anti-triadi lanciata da Bo Xilai, leader cittadino che fino a mercoledì sembrava proiettato verso un seggio al Comitato Permanente del Politburo, il vertice del governo cinese.
Adesso che il suo braccio destro Wang Lijun sembra caduto in rovina, il futuro di Bo Xilai è molto più incerto. A differenza di quanto accade di solito in questi casi, sul web cinese il nome di Wang Lijun non è censurato e anche giovedì è stato tra gli argomenti più cliccati su Weibo, il "Twitter cinese", in quella che a molti sembra una mossa dei nemici politici di Bo Xilai per screditarlo.
"Il caso di Wang è destinato ad avere un enorme impatto sulle decisioni del Diciottesimo Congresso del Partito Comunista, che a ottobre ridefinirà l'architettura politica del Paese. Credo che questa vicenda possa cambiare gli equilibri del potere in Cina" dice Suisheng Zhao, professore di Scienze Politiche e direttore del Centro per la Cooperazione Cina-Usa dell'università di Denver, che per AgiChina24 analizza nello specifico l'impatto del "terremoto Wang".
La vicenda di Wang è scoppiata a meno di una settimana dalla visita del vicepresidente cinese Xi Jinping a Washington, e può essere anche fonte d'imbarazzo sul vertice nel quale Cina e Usa discuteranno delle ultime tensioni commerciali e politiche che stanno scuotendo le loro relazioni.
"Si tratta di un incidente isolato che non avrà effetti sul viaggio di Xi Jinping" ha detto giovedì il viceministro degli Esteri cinese Cui Tiankai, senza aggiungere altri elementi. Precedentemente le autorità cinesi avevano diffuso un comunicato nel quale si rendeva noto che Wang Lijun ha preso "un periodo di vacanza terapeutica" per curarsi da "stress e problemi fisici".
Ma con gli elementi emersi nelle ultime ore la vicenda sta assumendo sempre più i toni della spy story internazionale: mercoledì la portavoce del Dipartimento di Stato Victoria Nuland ha confermato che Wang Lijun "aveva richiesto un incontro al consolato americano di Chengdu all'inizio della settimana", ha dichiarato che "Wang ha lasciato il consolato di sua spontanea volontà" ma ha rifiutato di commentare le voci sulla richiesta di asilo politico.
In Cina, su internet, si scatenano le ipotesi. Molti netizen si interrogano sulle informazioni che Wang Lijun, uomo degli apparati di sicurezza, avrebbe potuto rivelare agli Stati Uniti, e sulla possibilità che gli americani abbiano rifiutato l'asilo politico per non indispettire la Cina pochi giorni prima di un vertice strategico. E tra defezioni, voci e ipotesi, Washington e Pechino sembrano quasi sprofondare in un clima da "Guerra Fredda 2.0".
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