Pechino, 23 giu.- Ai Weiwei, rilasciato su cauzione mercoledì pomeriggio dopo due mesi di detenzione, non può lasciare la città senza il permesso del governo. Lo ha reso noto il portavoce del ministero degli Esteri Hong Lei che, pur non parlando esplicitamente di arresti domiciliari, ha sottolineato che l'artista-dissidente è ancora sotto indagine e per questo non gli è permesso lasciare Pechino. "E' fondamentale non offrire ad Ai Weiwei, che potrebbe essere chiamato in giudizio in qualsiasi momento, l'opportunità di distruggere le prove della sua colpevolezza". Secondo quanto riferito dalla polizia, l'artista, imprigionato per frode fiscale, si è detto pronto a pagare le tasse che avrebbe evaso con la Beijing Fake Cultural Development Ltd. Una collaborazione, questa, che gli ha reso la semi-libertà.
"La Cina è un Paese governato dalla legge. Ci auguriamo che le altre nazioni rispettino la sovranità del governo" ha aggiunto Hong Lei con chiaro riferimento alle critiche mosse dalla comunità internazionale per la detenzione dell'archistar. In molti considerano l'accusa di frode fiscale solo un pretesto per mettere a tacere una delle più note voci critiche del governo cinese sulla scia dell'ondata di repressione che negli ultimi mesi ha visto finire dietro le sbarre attivisti per i diritti umani, intellettuali, artisti e dissidenti.
Intanto Ai Weiwei ha riferito alla stampa di essere felice di aver ritrovato la libertà e di aver fatto ritorno dalla sua famiglia. "Sono libero su cauzione, non posso dunque fornire alcuna informazione. Non posso concedere interviste", ha spiegato poi l'artista.
Pechino, 22 giu. - Ai Weiwei, l'artista cinese imprigionato per frode fiscale, è stato rilasciato su cauzione. Ai Weiwei, riferisce l'agenzia di stato Xinhua, è stato liberato dopo aver confessato ed essersi offerto di ripagare le tasse che avrebbe evaso con una sua compagnia, la Beijing Fake Cultural Development Ltd, ha riferito la polizia secondo fonti Xinhua. Il suo rilascio sembra sia dovuto anche alle sue condizioni di salute. Ai era stato arrestato il 3 aprile scorso per reati economici mentre stava partendo da Pechino per Hong Kong per motivi di lavoro. La sua detenzione ha sollevato un coro di critiche da parte della comunità internazionale.
"Non è ancora tornato a casa" ha riferito la sorella dell'artista Gao Ge che dichiara di non aver ricevuto alcuna telefonata dalla polizia. "I giornalisti ci chiamano e ci chiedono della notizia diffusa dalla Xinhua, ma noi siamo all'oscuro di tutto".
Ai, 53 anni - artista e dissidente cinese noto al grande pubblico soprattutto per aver collaborato nel 2008 all'ideazione del design dello stadio olimpico di Pechino "Nido d'Uccello" - era stato arrestato, senza alcuna motivazione, il 3 aprile mentre si trovava all'aeroporto della capitale cinese. Per i quattro giorni seguenti Pechino mantenne il silenzio sull'episodio, mentre l'intera comunità internazionale lanciava diversi appelli alle autorità cinesi per il rilascio dell'artista accusando la Cina di voler mettere il bavaglio alle voci critiche del governo. Poi, il 7 aprile, Pechino ruppe il silenzio: l'artista "è indagato per reati economici" fece sapere la portavoce del ministero degli Esteri Hong Lei precisando che "il suo arresto non ha nulla a che vedere con la questione dei diritti umani o della libertà di espressione e la comunità internazionale non ha alcun diritto di interferire in questioni interne".
Poche notizie sono rilasciate negli scorsi mesi a proposito dell'arresto dell'artista, delle sue condizioni di salute e del luogo di detenzione. Massimo riservo imposto anche nei confronti dei familiari di Ai Weiwei: "Ai Weiwei sta bene, non ha subito torture né è stato picchiato" riferiva una fonte vicina all'artista quando rese noto che, per la prima volta dopo l'arresto il mese scorso, la polizia aveva consentito ad Ai di incontrare sua moglie. "Lu Qing ha fatto una breve visita ad Ai Weiwei domenica sera" aveva dichiarato Liu Xiaoyuan, un avvocato impegnato a favore dei diritti umani e amico dell'artista. Ai coniugi fu però vietato parlare sia della detenzione sia del motivo dell'arresto di cui Lu Qing continua dunque ad essere all'oscuro. Ignoto era anche il luogo in cui avvenne l'incontro, anche se secondo l'avvocato non si tratta del luogo di detenzione.
Nel frattempo, l'arresto ha sollevato un coro di critiche da parte della comunità internazionale per cui l'accusa di reato economico rappresenta solo un pretesto utilizzato dal governo, laddove Ai incarna, semplicemente, una delle numerose vittime cadute nella tela della repressione del dissenso. Un giro di vite diventato più serrato negli ultimi mesi a seguito delle "proteste dei gelsomini" pro-democrazia organizzate a fine febbraio a Pechino e a Shanghai sulla falsariga di quelle magrebine. Da allora il governo centrale ha ordinato l'arresto, il fermo o la deportazione nei campi di rieducazione di decine e decine di dissidenti, attivisti, intellettuali e artisti incolpati di "sovversione ai danni dello stato". Ma, in realtà, analizzati caso per caso, gli arrestati sembrano essere accomunati solo dallo stesso sguardo critico con cui osservano l'operato del governo cinese.
di Sonia Montrella
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