AI WEIWEI, "INDAGATO PER REATI ECONOMICI"
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AI WEIWEI, "INDAGATO PER REATI ECONOMICI"

AI WEIWEI, "INDAGATO PER REATI ECONOMICI"

GIRO DI VITE SUL DISSENSO
AI WEIWEI, "INDAGATO PER REATI ECONOMICI"
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SENATORE USA CHIEDE IL RILASCIO DI AI CON UN TWEET

 

Pechino, 8 apr.- Si è aggiunto anche Chuck Grassley, senatore repubblicano statunitense, alla lista di persone e Paesi che chiedono il rilascio dell'artista cinese Ai Weiwei arrestato domenica scorsa all'aeroporto di Pechino. E per il suo appello Grassley ha scelto una via meno tradizionale  del solito pubblicando un tweet rivolto al presidente Hu Jintao. "Presidente Hu le chiedo di rendere noto il nome della prigione in cui è rinchiuso Ai" si legge nel tweet. L'archistar, ha fatto sapere ieri la portavoce del ministero degli Esteri Hong Lei, "è indagato per crimini economici e l'arresto non ha nulla  a che vedere con la questione dei diritti umani". La comunità internazionale "deve restare fuori dalla vicenda" ha aggiunto in tono secco.

 

AI WEIWEI «INDAGATO PER REATI ECONOMICI»

 

Pechino, 7 apr.- Pechino rompe il silenzio sul caso Ai Weiwei: l'artista è "indagato per reati economici". La notizia, diffusa dall'agenzia di stato Xinhua e confermata dalla portavoce del ministero degli Esteri Hong Lei, rappresenta  il primo commento ufficiale del governo sull'arresto dell'artista che negli ultimi giorni ha attirato l'attenzione – e le critiche – della comunità internazionale. Ue, Usa, Germania, Francia e Gran Bretagna hanno già chiesto il rilascio dell'artista arrestato domenica all'aeroporto di Pechino e di cui da allora non si hanno più notizie.

 

Ma la risposta di Pechino agli appelli è secca: "la comunità internazionale non ha alcun diritto di interferire in questioni interne". E ancora: "il suo arresto non ha nulla a che vedere con la questione dei diritti umani o della libertà di espressione" ha commentato Hong Lei che ha aggiunto "Il nostro è un Paese governato dalla legge ed è nel pieno rispetto di essa che il governo agirà".

 

 

Intanto, né l'agenzia di stampa Xinhua, né il ministero degli Esteri hanno riferito alcun dettaglio sui reati che vedrebbero come protagonista l'archistar. Pretesti, secondo molti, dietro cui si cela l'intenzione di Pechino di mettere a tacere dissidenti e critici del governo. Quanto ad Ai, l'artista rappresenta senz'altro un personaggio scomodo: 53 anni, tra gli artisti cinesi più conosciuti al mondo, nel 2008 ha collaborato all'ideazione del design del "Nido d'Uccello", lo stadio olimpico di Pechino, ma si è anche sempre distinto come una delle voci più critiche verso il sistema a partito unico. Nello stesso anno Ai realizzò un'installazione audio che riportava i nomi dei 5mila bambini scomparsi nel crollo delle scuole dopo il disastroso terremoto che colpì il Sichuan, morti secondo le accuse dei genitori per la scarsa qualità delle costruzioni. Sempre in Sichuan Ai Weiwei venne picchiato da uomini in borghese che intendevano impedirgli di partecipare al processo a uno degli attivisti che si battevano per il risarcimento delle vittime del terremoto. Il pestaggio gli provocò un ematoma cerebrale che lo costrinse a un'operazione d'urgenza mentre si trovava in Germania per organizzare una mostra. 

 

Ed è questo 'curriculum vitae', secondo molti, ad aver procurato l'arresto ad Ai Weiwei. "Aveva avuto una premonizione: sapeva che sarebbe finito in carcere" ha dichiarato alla stampa sua moglie Lu Qing che ha poi riferito che una quarantina di poliziotti sono entrati in casa e hanno prelevato computer e soldi (questo articolo). "Non mi hanno dato alcuna spiegazione. Sono ancora in attesa di notizie". Secondo gli avvocati, l'accusa di reati economici calza poco ad Ai Weiwei che incarna invece l'ultima vittima caduta nella tela della repressione del dissenso. Un giro di vite diventato ancora più serrato in seguito alle timide imitazioni dei "Raduni dei Gelsomini" organizzate a fine febbraio a Pechino e Shanghai (questo dossier). Manifestazioni organizzate da un gruppo di dissidenti che invitava a protestare contro il regime "passeggiando per strada e sorridendo". L'episodio, nonostante lo scarso successo, ha visto finire dietro le sbarre diversi dissidenti che avevano aderito al tam tam apparso sul web. Una morsa in cui appunto sarebbe finito anche Ai, descritto ieri dal quotidiano Global Times come un "cane sciolto che si comporta come la gente comune non oserebbe fare" (questo articolo).

 

 

Vana la sua fama a livello internazionale, così come il suo albero genealogico ( Ai Weiwei è il figlio di uno dei più noti poeti cinesi contemporanei): "La legge non fa sconti alle persone dallo status speciale o spalleggiate dall'Occidente" precisava sempre ieri il Global Times. Ma oggi i crimini di cui è accusato l'architetto, cambiano di nuovo le carte in gioco e da prigioniero politico, Ai diventa così un comune criminale. Almeno formalmente.

 

di Sonia Montrella

 

Ascolta l'approfondimento radiofonico di AgiChina24 su Radio Radicale.

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