AI WEIWEI DEVE PAGARE TASSE PER 1,2 MLN DI  YUAN
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AI WEIWEI DEVE PAGARE TASSE PER 1,2 MLN DI  YUAN

AI WEIWEI DEVE PAGARE TASSE PER 1,2 MLN DI  YUAN

Politica Interna
AI WEIWEI DEVE PAGARE TASSE PER 1,2 MLN DI  YUAN
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Pechino, 29 giu. - Le accuse di evasione fiscale si fanno concrete per l'artista cinese Ai Weiwei, rilasciato su cauzione mercoledì scorso dopo 81 giorni di detenzione. Ammonta a 12 milioni di yuan (circa 1milione e 200mila euro) la multa che Ai dovrà pagare per le imposte che secondo le autorità ha evaso. Lo ha riferito un amico dell'archistar martedì mattina e confermata dal legale di Ai, Liu Xiaoyuan: la richiesta delle autorità e' di 4,9 milioni di yuan per evasione fiscale ai quali si vanno ad aggiungersi altri 7,3 milioni di yuan per il pagamento di multe non ben specificate

 

"Secondo quanto stabilito dalla legge in materia di evasione fiscale, il mancato pagamento delle multe previste potrà essere punito per mezzo di un'azione legale". Ha affermato Liu in una dichiarazione telefonica rilasciata in giornata alla Reuters, nella quale l'avvocato ha tuttavia sottolineato come, data la somma cospicua richiesta dalle autorità, non è escluso che entro il 7 luglio Ai possa essere citato in giudizio. Nel frattempo, è ancora assoluto riserbo sulla questione della detenzione dell'archistar. Nessun commento sui termini del rilascio; ad Ai Weiwei e alla sua famiglia non è permesso rilasciare dichiarazioni ai media. Secondo quanto reso noto la scorsa settimana dall'agenzia di stampa cinese Xinhua, la liberazione dell'artista 54enne sarebbe giunta in seguito all'ammissione dei crimini commessi, e resa più impellente dal suo stato di salute non ottimale.

 

E tuttavia non passa inosservato il tempismo con cui il governo cinese ha risolto la questione: a un giorno dalla partenza del premier cinese di Wen Jiabao per la sua visita di stato in Europa, non è da escludere che il lieto fine della storia di Ai sia stato veicolato per mettere a tacere le critiche sollevate negli scorsi mesi dalla comunità internazionale , in primis Gran Bretagna, Germania e Stati Uniti. Che il rilascio dell'archistar possa essere un primo segnale di svolta nella politica adottata dal Partito Comunista cinese? Gli addetti ai lavori sembrano escluderlo. La detenzione di Ai Weiwei si pone piuttosto in piena linea con il serrato giro di vite messo in atto da Pechino nei confronti delle voci di dissenso, e che dallo scorso febbraio ha già causato la detenzione forzata di 130 attivisti.

 

D'altra parte il passato dell'artista cinese è abbastanza turbolento. Ai non ha mai tentato di nascondere il suo totale dissenso nei confronti del Partito a partire da quando nel 2008 appese nella sua Factory artistica la lunghissima lista di bambini morti nel crollo delle scuole del Sichuan, colpito da un disastroso terremoto. La lista delle vittime era il culmine di un lavoro a metà tra arte e investigazione, fu letta come una chiara accusa contro le autorità governative, responsabili, secondo Ai e gli altri ideatori, di aver approvato l'utilizzo di materiali di scarto nella costruzione degli edifici scolastici. In quell'occasione , Ai dopo essere stato picchiato dalla polizia mentre tentava di testimoniare a favore di Tan Zuoren , un altro artista coinvolto nell'operazione , fu sottoposto a un intervento chirurgico per evitare l'emorragia cerebrale.

 

di Alessandra Colarizi

 

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