Ai cinesi il 50% di Italgest
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Ai cinesi il 50% di Italgest

Ai cinesi il 50% di Italgest

Gli asiatici acquisiscono il controllo totale della joint venture
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LECCE
Passa in mani cinesi il ramo fotovoltaico della Italgest di Paride De Masi, l'industriale salentino che, tra i primi in Puglia e nel Sud, aveva diversificato a metà anni 90 le attività del suo gruppo edile anche nelle energie rinnovabili. De Masi, che a settembre aveva annunciato la chiusura della sede di Melissano per concentrarsi sulle sole attività estere del fotovoltaico, ha infatti ceduto alla Gsf Capital, multinazionale legata a investitori cinesi, il 50% di Italgest Photovoltaic, la joint venture paritaria costituita nei primi mesi del 2009 con gli stessi partner. Ora i cinesi hanno il controllo totale della jv in cui hanno deciso di investire tra il 2010 e il 2011, complessivamente, circa 600 milioni di euro con cui completare tutti gli impianti fotovoltaici ed eolici già in costruzione e avviarne di nuovi. Lo shopping di Gsf (top secret il valore di cessione) non si ferma alla Italgest Photovoltaic e ai suoi impianti in Puglia (l'80% del totale) e Sicilia. I 600 milioni dell'investimento salentino fanno parte, infatti, di uno complessivo di 1,8 miliardi di euro che, messi a disposizione della Gsf dalla China Development Bank, sono destinati a un piano di sviluppo delle energie rinnovabili con acquisizioni di partecipazioni in altre aziende delle regioni meridionali. Dunque non solo Puglia e Sicilia dove la IP ha impianti in costruzione per l'equivalente di 50 Mw che andranno in allacciamento a fine anno e altri, per 15 Mw, di cui è prevista la cantierizzazione ad autorizzazioni acquisite. I cantieri aperti sono 16, quasi tutti nel nord Salento e in aree industriali o da bonificare che danno lavoro a circa 500 dipendenti che vengono assorbiti nella nuova società a totale controllo Gsf. Dietro la decisione di De Masi c'è una delle tante storie di lungaggini burocratiche e di autorizzazioni bloccate che impediscono l'apertura di nuovi cantieri, nel suo caso 12 per la realizzazione di altri impianti che attendono il via libera. A cominciare dal più grande, un impianto fotovoltaico da 11 Mw nell'ex-petrolchimico di Brindisi:i lavori di bonifica dovevano durare un anno e invece no.«Abbiamo impiegato 4 anni per fare la bonifica, tutta a nostre spese - spiega De Masi che guida anche il distretto produttivo regionale delle energie rinnovabili –. Così solo a settembre scorso abbiamo ottenuto la certificazione di conformità». E ancora due centrali a biomasse a Lecce e Casarano, da alimentare con scarti agricoli come previsto in un protocollo d'intesa siglato anni fa con la Coldiretti salentina, e ferme per un contenzioso approdato al Tar. La regione ha negato l'autorizzazione, la Italgest ha fatto ricorso e i giudici del Tar hanno accolto dieci giorni fa la richiesta di sospensiva.
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12/12/2010
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