Pechino, 22 luglio – È un affare internazionale, è un affare politico tutto cinese: la Nuctech, compagnia dell'hi-tech controllata dal colosso di Pechino Tsinghua Holdings, è al centro di due differenti indagini in Namibia e in Europa. Tre persone, tra cui un cittadino cinese, rappresentante Nuctech per l'Africa, sono state arrestate dalla Commissione Anti-Corruzione del Namibia con l'accusa di avere ottenuto un appalto da 54 milioni di dollari per l'installazione di scanner negli aeroporti del paese africano grazie al versamento di tangenti alle amministrazioni. Contemporaneamente, l'Unione Europea sta indagando su un presunto caso di dumping relativo a sistemi di scanner a raggi X, che la Nuctech avrebbe venduto in Europa a prezzi insolitamente bassi. Le due indagini rischiano di imbarazzare la leadership di Pechino: l'ex presidente della Nuctech - attualmente responsabile per il Partito Comunista Cinese all'interno del colosso Tsinghua - è il 38enne Hu Haifeng, figlio del presidente Hu Jintao. Anche se il coinvolgimento diretto del giovane Hu negli scandali appare remoto e le autorità namibiane hanno già dichiarato che non ci sarebbe nessun accertamento in corso nei suoi confronti, ogni notizia sui due casi appare bloccata sul web cinese. Tutti i tentativi di effettuare una ricerca su parole chiave come "Hu Haifeng" e "Nuctech" su Baidu.com, il principale motore di ricerca cinese, mostrano solo pagine vuote e messaggi di accesso negato. I risultati dell'indagine europea potranno essere consegnati solo tra diversi mesi, mentre il processo ai tre dirigenti Nuctech in Namibia è cominciato ieri. I due casi non sono collegati, e anche l'UE ha sottolineato come non esista alcuna prova del fatto che Hu Huifeng fosse a conoscenza dei prezzi praticati dalla sua compagnia in Europa. Sotto l'amministrazione Hu Jintao tutti i figli e parenti degli alti dignitari del partito sono sempre stati invitati a mantenere un profilo molto basso, ma la censura preventiva sul caso Nuctech potrebbe risolversi in un clamoroso autogol.