Pechino, 21 dic. - Nuove mosse di Pechino per raffreddare il mercato immobiliare: con un comunicato pubblicato la scorsa settimana sul suo sito, il ministero delle Finanze ha annunciato che gli acconti dovuti dai costruttori per acquistare terreni di proprietà dello Stato dovranno ammontare al 50% del valore totale, un consistente aumento rispetto alle cifre tra il 20% e il 30% richieste attualmente dalle amministrazioni locali. Secondo le nuove misure, inoltre, i costruttori dovranno corrispondere l'intera somma entro un anno dal raggiungimento dell'accordo (solo alcuni "progetti speciali" potranno beneficiare di un eventuale anno di proroga) e ai costruttori inadempienti verrà proibito il lancio di nuovi progetti. Giro di vite anche sui governi locali, sui quali graverà l'obbligo di riportare per intero nei loro budget tutti gli atti relativi alle vendite di terreni e il divieto di praticare sconti sui prezzi o proroghe sui pagamenti. Dopo la reintroduzione di un'imposta sull'acquisto di nuove abitazioni - sospesa all'inizio dell'anno e ripristinata d'urgenza due settimane fa - si tratta del secondo set di regole approvato in poco tempo con l'obiettivo di frenare la vertiginosa crescita del real estate: nel mese di novembre i prezzi delle proprietà nelle 70 città cinesi più importanti sono aumentati del 5.7% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, il tasso di crescita più veloce registrato negli ultimi 16 mesi. Questa forsennata corsa dei prezzi si spiega soprattutto con l'imponente boom del credito registrato fin dall'inizio dell'anno quando, per contrastare la crisi globale, il governo ha spinto le banche del Dragone ad aumentare i nuovi prestiti, che nei primi 11 mesi del 2009 hanno così raggiunto l'incredibile cifra record di 9210 miliardi di yuan (circa 920 miliardi di euro), più del doppio di quanto messo a disposizione nello stesso periodo dell'anno scorso. Ma adesso il surriscaldamento del settore immobiliare sta generando numerosi timori sui rischi connessi allo scoppio di una nuova bolla speculativa, tanto da spingere numerosi osservatori cinesi e stranieri a lanciare l'allarme: in novembre l'OECD (Organisation for Economic Cooperation and Development) aveva invitato il governo cinese ad "allentare il credito" per "evitare pressioni inflazionarie e speculative"; la scorsa settimana il commissario disciplinare della China Banking Regulatory Commission Wang Huaqing aveva lamentato un eccesso di prestiti "concentrati soprattutto sul settore immobiliare". Tutti i principali developer cinesi quotati in borsa, come China Vanke e Poly Real Estate, hanno reagito all'annuncio del ministero delle Finanze con un calo del valore dei titoli.