Abiti, arredi, vini e cultura: così l'Italia vince
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Abiti, arredi, vini e cultura: così l'Italia vince

Abiti, arredi, vini e cultura: così l'Italia vince

Expo di Shanghai. L'assalto dei cinesi
di lettura
Luca Vinciguerra
SHANGHAI. Dal nostro corrispondente
Expo, giorno numero quattro: il Padiglione italiano resta uno degli hot spot della kermesse di Shanghai. Ieri, ultimo giorno del ponte festivo del 1° maggio, nonostante il calo previsto dei visitatori, ancora una volta il palazzo tricolore è stato preso d'assalto dal pubblico. Mentre, nel frattempo, anche tra la stampa di Pechino cresce la febbre per il made in Italy in mostra a Shanghai. «Siamo letteralmente travolti dalle richieste dei media cinesi di visitare il padiglione» dice Beniamino Quintieri, commissario generale del governo italiano per l'Expo 2010 di Shanghai.
Perché ai cinesi, che rappresentano la quasi totalità del pubblico dell'Esposizione universale, piace così tanto il Belpaese, al punto di sobbarcarsi ore di coda pur di toccare letteralmente con mano (i parafanghi anteriori dell'Isotta Fraschini che campeggia maestosa all'ingresso del padiglione sono stati toccati da migliaia di persone) i prodigi del made in Italy? «Siamo venuti subito qui perché l'Italia è una civiltà millenaria come quella cinese e, quindi, siamo curiosi di conoscerla meglio» spiega una giovane coppia di Hangzhou mentre osserva incantata i paliotti siciliani in oro e corallo (i cinesi hanno un debole per il Barocco) esposti al primo piano del Padiglione.
«L'Italia è un paese che produce cose molto belle nella moda e nell'arredamento. Quindi, visto che non posso ancora permettermi di andarci, non potevo lasciarmi sfuggire un'occasione come questa» racconta una ragazza shanghainese, ammirando il grande manichino agghindato con uno smoking nero di Zegna.
Poi c'è il meccanismo del passaparola che funziona sempre. «Sono un appassionato di vini – afferma un signore mostrando una bottiglia di Ornellaia –. Mi hanno detto che c'erano tutte queste grandi etichette italiane in mostra e così, dopo aver visitato il padiglione cinese, ho attraversato tutto il quartiere dell'Expo per venire fin qui a vederle».
«Non potevo perdermi un'idea tanto spettacolare» aggiunge un ragazzo guardando gli strumenti dell'orchestra appesi in verticale sul muro sovrastante la piazzetta interna del Padiglione. Le risposte dei turisti cinesi, tra gli oltre 127mila che finora hanno messo piede nel palazzo italiano, compendiano perfettamente il profilo dei visitatori e, soprattutto, cosa si attendono questi ultimi dall'Esposizione universale 2010.
I 70 milioni di cinesi attesi da qui al 31 ottobre non varcheranno i cancelli dell'Expo per andare a una fiera qualsiasi, bensì per partecipare di persona a un grande evento nazionale. Un evento messo in scena dal Governo cinese con lo scopo di rispedire a casa la propria gente con una maggiore conoscenza del resto del mondo. Ecco perché la miscela di arte, cultura, tecnologia, storia, moda e artigianato con cui l'Italia ha deciso di presentarsi a Shanghai è stata una formula vincente per soddisfare la domanda del grande pubblico cinese. C'è chi si spinge fin qui per approfondire la propria sete di cultura, chi per inseguire il sogno del bel vivere italiano e chi per spirito commerciale. Il Padiglione italiano, con il suo allestimento semplice e ricercato al tempo stesso, è riuscito ad accontentare tutti.
«Credo che noi e i cinesi siamo stati gli unici a mantenere la centralità del tema dell'Expo di Shanghai "Better City, Better Life" – osserva il presidente dell'Ice, Umberto Vattani –. Sono rimasto molto sorpreso dalle numerose similitudini tra i nostri due padiglioni. Il che dimostra quanto il pensiero cinese sia vicino al nostro».
Secondo Vattani, il segreto del successo è essere riusciti a spiegare in cosa si sostanzia per gli italiani il concetto di "better life". «È innanzitutto la qualità degli oggetti che circondano la gente nei luoghi dove trascorre la maggior parte del suo tempo, cioè a casa e sul posto di lavoro – sottolinea il presidente dell'Ice –. Poi i luoghi d'incontro, come le nostre piazze, che non sono solo un frammento del passato, ma anche un pezzo importante della vita presente. E infine le città italiane per come sono state concepite e costruite nei secoli. L'installazione di Greenaway, e le mostre su Design e Brevetti e sulle Piazze di Roma che abbiamo organizzato qui a Shanghai in parallelo all'Expo credo che abbiano raggiunto lo scopo».
ganawar@gmail.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA

05/05/2010
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