A rischio 65 miliardi di euro di debito locale in Cina
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A rischio 65 miliardi di euro di debito locale in Cina

A rischio 65 miliardi di euro di debito locale in Cina

Finanze pubbliche. Scoperti prestiti irregolari o illeciti
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Su 10.700 miliardi di yuan (1.300 miliardi di euro) di debito delle amministrazioni locali cinesi nel 2010, secondo il National audit office di Pechino, 530 (65 miliardi di euro) sarebbero irregolari, illeciti o addirittura fraudolenti, soprattutto si tratta di prestiti ottenuti a fronte di garanzie irregolari o inconsistenti e di finanziamenti illecitamente reinvestiti in azioni o attività industriali.

SHANGHAI. Dal nostro corrispondente
Il bubbone del debito degli enti locali continua a pungere nel fianco il Governo cinese. Nei bilanci delle amministrazioni decentrate ci sono almeno 530 miliardi di yuan (65 miliardi di euro) di esposizione finanziaria emessa in modo irregolare, illecito o fraudolento. Lo rivela un rapporto del National audit office di Pechino, lo stesso organismo che la scorsa estate, al termine di una lunga ricognizione, svelò l'esistenza di un buco da 10.700 miliardi di yuan (1.300 miliardi di euro) nei conti delle amministrazioni locali.
La cifra, pur inferiore alle stime di alcuni osservatori indipendenti che valutano la galassia occulta della finanza pubblica cinese tra i 2 e i 3mila miliardi di yuan, suona l'ennesimo campanello di allarme alle orecchie del Governo cinese.
Il quadro che emerge dall'indagine degli auditor è inquietante. Nel 2010 i conti delle amministrazioni locali celavano 46 miliardi di yuan di crediti assistiti da garanzie irregolari; 73 miliardi di prestiti emessi a fronte di collaterali di dubbia consistenza patrimoniale; 35 miliardi di finanziamenti bancari dirottati verso l'acquisto di azioni, proprietà immobiliari o attività industriali fuorilegge; 132 miliardi presi a prestito per pagare spese generali non autorizzate; 244 miliardi di capitale sociale di società finanziarie pubbliche mai versati realmente in cassa e, quindi, dirottati verso impieghi impropri o fraudolenti.
Toccherà alle banche iscrivere a bilancio e bonificare questa massa di crediti a rischio, se non addirittura già in sofferenza. «Il problema, però, è che le stesse banche stanno rifinanziando l'esposizione delle amministrazioni locali, quindi il buco potrebbe anche restare coperto», avverte Stanley Li, analista di Mirae Asset Securities. Quest'operazione di maquillage, tra l'altro, potrebbe essere facilitata dalla recente decisione del Governo cinese di autorizzare alcuni grossi enti locali a emettere obbligazioni (finora solo quattro hanno avuto via libera: le Municipalità di Shanghai e Canton, e le Province di Guangdong e Zhejiang).
Insomma, considerando anche l'interesse di una vasta parte del mondo politico locale a insabbiare una vicenda che potrebbe alzare il velo su un colossale spaccato di corruzione, non è escluso che alla fine sulla montagna di debiti accumulati irregolarmente, impropriamente e fraudolentemente cali il silenzio.
Anche la soluzione di questa nuova incognita, che va ad aggiungersi all'incerto quadro congiunturale cinese, dipenderà molto dall'andamento futuro dell'economia nei prossimi mesi. Un'economia che, dopo essere cresciuta oltre il 9% nel 2011, ha iniziato il nuovo anno gravata da una serie d'interrogativi. Battuta (o quasi) l'inflazione, che ha tenuto sotto pressione il Governo per quasi tutto il 2011, oggi Pechino si ritrova per le mani altre brutte gatte da pelare: la contrazione della domanda globale che ha già iniziato a penalizzare le esportazioni; la bolla immobiliare; la crisi di liquidità che minaccia di strangolare le piccole e medie imprese; la crisi dell'Eurozona che sta mettendo in ginocchio il principale partner commerciale della Cina.
Se nel 2012, come ritiene la maggior parte degli esperti, Pechino riuscirà a pilotare la congiuntura verso un atterraggio morbido (crescita del Pil pari almeno all'8%), per il Governo sarà tutto più semplice. Anche mettere mano al portafoglio e ricapitalizzare le banche.
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05/01/2012
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