A Pechino stretta più vicina
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A Pechino stretta più vicina

A Pechino stretta più vicina

Borse giù dopo le voci su nuove restrizioni ai prestiti bancari
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Luca Vinciguerra
SHANGHAI. Dal nostro corrispondente
Sempre più intimorita dai rischi d'inflazione, di bolle speculative e di surriscaldamento dell'economia, la banca centrale cinese minaccia di stringere ulteriormente i cordoni del credito. E la sola prospettiva di una stretta mette in fuga gli investitori dalle Borse asiatiche.
Secondo fonti di stampa locali, nelle ultime 48 ore la People's Bank of China (Pboc) avrebbe chiesto ad alcuni istituti di credito che negli ultimi tempi sono stati particolarmente generosi nel concedere prestiti di aumentare la riserva obbligatoria di 50 punti base. Tra questi figurerebbero Citic Bank e il colosso pubblico Industrial and Commercial Bank of China (Icbc).
Ma la realtà potrebbe essere diversa da quella che continua a circolare sotto forma di rumors. Il nuovo, presunto aumento della riserva obbligatoria che sarebbe stato imposto in via eccezionale nelle ultime ore ad alcune banche, infatti, è assai probabile che in realtà sia lo stesso decretato dalla Pboc in via selettiva verso un ristretto gruppo di istituti già la settimana scorsa.
Il fatto che i tra i nomi delle banche colpite dal provvedimento circolino gli stessi già riportati dalla stampa qualche giorno fa (è il caso di Citic Bank) dimostra che qualcosa non quadra. «L'aumento selettivo della riserva obbligatoria sarebbe dovuto entrare in vigore il 25 gennaio – spiega una fonte bancaria – ma qualcuno deve aver fatto confusione pensando che si trattasse di una misura addizionale. La stampa finanziaria cinese ha diffuso la notizia, con il risultato di creare confusione sui mercati». Una grande confusione, come dimostrano gli scivoloni messi a segno ieri dalle Borse asiatiche.
«Sui mercati c'è molta incertezza e la mancanza di trasparenza che in questa fase contraddistingue la politica monetaria della banca centrale cinese, lasciando spazio alle indiscrezioni, aumenta ulteriormente la volatilità», osserva Ben Simpfendorfer, economista di Royal Bank of Scotland. Tuttavia, un fatto sembra ormai scontato: i mercati devono rassegnarsi all'idea che oltre la Grande Muraglia l'era del denaro facile e a basso costo è finita.
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27/01/2010
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