A Pechino si allarga l'epurazione ai vertici del partito

PECHINO
Attraverso trame bizantine e misteriose all'interno del partito comunista cinese si sta decidendo in questi giorni il futuro della potenza emergente del mondo perché gli avvenimenti in corso decideranno la classe dirigente della Cina e la linea politica del Paese.
Il repulisti all'interno del partito sembra allargarsi con voci che ora interessano anche Zhou Yongkang, potente capo delle forze dell'ordine e membro del Politburo ristretto, il vertice del potere in Cina. Il 15 marzo Bo Xilai, capo del partito di Chongqing, è stato rimosso a seguito del tentativo di fuga al consolato americano (il 6 febbraio) del suo vicesindaco Wang Lijun.
Se, come si comincia a raccontare, Zhou fosse davvero in qualche modo sotto sorveglianza, quella in corso sarebbe la più grande purga in Cina dai tempi di Tiananmen nel 1989. Allora furono rimossi il segretario generale Zhao Ziyang e il numero quattro della gerarchia Hu Qili perché accusati di dividere il partito per avere sostenuto la protesta degli studenti. La purga di allora aprì a un lungo periodo di ripensamento sulla direzione delle riforme cinesi, e di fatto chiuse per molti anni la porta alle riforme politiche. Il repulisti di oggi potrebbe agire invece in maniera opposta. La punizione per Bo e la messa in mora di Zhou potrebbe aprire a un profondo rinnovamento del partito sia come persone che come linea politica.
Al centro del nuovo sviluppo ci sarebbe la vicenda della conferenza stampa di Bo il 10 marzo nel corso della sessione plenaria del Parlamento cinese. Allora Bo forse non aveva avuto tutti i permessi per incontrare i giornalisti. Potrebbe essere stata quella conferenza ad affrettare il destino di Bo. L'uomo non si rassegnava a perdere il posto e cercava continuamente vie d'uscita e la cosa ha spinto il politburo ad affrettare la deposizione.
Eppure pochi giorni prima, l'8 marzo, Zhou aveva aiutato Bo, andando a trovare la delegazione di Chongqing, quando l'amministrazione cittadina era formalmente sotto inchiesta per il caso Wang Lijun. Non è chiaro quanto quell'aiuto fosse stato approvato secondo la severa disciplina del partito cinese. Questi elementi oggettivi hanno dato fiato a voci che si inseguono da giorni di un complotto, o addirittura un presunto colpo di Stato, organizzato da Zhou e Bo per cambiare l'ordine della successione del Paese e sostituire l'erede proclamato, Xi Jinping, l'uomo che al congresso di ottobre dovrebbe prendere la guida.
Se Bo si è presentato alla conferenza stampa senza essere stato fino in fondo autorizzato questo può essere considerato un atto di insubordinazione. Un'accusa più mite ma simile può essere lanciata contro Zhou che ha dato sostegno pubblico a Bo, quando Zhou stesso, come capo della sicurezza, indagava sull'amministrazione di Chongqing.
Ma la posizione di Zhou è molto più importante e le conseguenze di una sua rimozione improvvisa sarebbero più significative. Il telegiornale di ieri ha in parte fugato le voci, dando notizia che Zhou ha mandato una lettera a una conferenza legale, senza però mostrarne l'immagine.
Tra queste voci che si inseguono ci sono poche cose chiare: i riformisti sembrano vincere e il passato maoista pare sempre più in disgrazia. Allo stesso tempo la disciplina del partito si rafforza. Così il Paese potrebbe avviarsi a un futuro di maggiore liberalismo ma anche con una più rigorosa struttura di comando.
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IL PERSONAGGIO

In disgrazia
Zhou Yongkang (nella foto), capo degli apparati della sicurezza statale cinese e membro del Politburo ristretto, sarebbe stato messo sotto "tutela" dal partito
La ragione
Il dirigente avrebbe pagato l'alleanza con Bo Xilai, rimosso ufficialmente il 15 marzo scorso

23/03/2012