A OTTOBRE INFLAZIONE RALLENTA: + 5.5%
Pechino, 9 nov.- A ottobre la crescita dell'inflazione subisce una botta d'arresto: secondo i dati pubblicati mercoledì dall'Ufficio Nazionale di Statistica di Pechino, il mese scorso l'indice dei prezzi al consumo è cresciuto del 5.5%, una diminuzione dello 0.6% rispetto al + 6.1% registrato in settembre che segna la frenata più consistente dal febbraio 2009.
I dati disaggregati mostrano che a ottobre i prezzi dei generi alimentari- una delle voci che maggiormente influiscono sull'incremento complessivo del costo della vita -sono aumentati dell'11.9% contro il +13.4% di settembre. Il costo della carne di maiale, la più consumata sulle tavole cinesi, è cresciuto del 39% dopo il balzo del 44% del mese precedente. L'inflazione dei generi non alimentari ha subito un rallentamento per il secondo mese consecutivo.
"Da ottobre i prezzi sono scesi notevolmente –ha detto il premier Wen Jiabao secondo quanto riporta un sito del governo cinese- in particolare quelli di carne di maiale e uova si sono abbassati, mentre i costi di frutta, prodotti caseari e carne di vitello restano tuttora elevati".
"La migliore via per contenere l'aumento dei prezzi consiste nell'incrementare la produzione" ha dichiarato ancora il primo ministro cinese, aggiungendo che il governo non intende modificare le misure adottate per raffreddare il frenetico mercato del mattone, tra i settori che hanno sperimentato i rincari più eclatanti.
Il governo cinese ha ribadito più volte che stabilizzare l'inflazione rimane la priorità: a luglio l'indice dei prezzi al consumo si era attestato a quota +6.5% anno su anno, segnando il record degli ultimi tre anni, ben al di là della soglia del 4% entro la quale l'amministrazione intende contenerlo per il 2011. Per rallentare la corsa dei prezzi la Banca centrale cinese ha aumentato i tassi d'interesse cinque volte dall'ottobre 2010 ad oggi e ha incrementato i requisiti di riserva obbligatoria delle banche ben nove volte, con l'obiettivo di frenare il boom del credito che ha caratterizzato il mercato cinese fin dallo scoppio della crisi finanziaria globale del 2008.
Ma nelle ultime settimane la leadership ha inviato diversi segnali che sembrano indicare una moderazione delle misure più severe: il 26 ottobre scorso lo stesso premier Wen Jiabao aveva dichiarato che le politiche economiche sarebbero state "oggetto di aggiustamenti" da applicare "a tempo debito e in misura adeguata".
In questo periodo la Cina deve quindi affrontare una sfida su due fronti: tenere sotto controllo il costo della vita -che nonostante il rallentamento di ottobre si mantiene comunque oltre i livelli di guardia- e contemporaneamente varare politiche adeguate per non fare calare la crescita economica e l'export, messi a dura prova dalla crisi dell'euro e da un'economia statunitense che non riesce a spiccare nuovamente il volo.
"Dato il rallentamento dell'inflazione e i dati che mostrano comunque incrementi consistenti, riteniamo che le autorità cinesi manterranno ancora l'attuale politica monetaria –scrivono gli analisti di BBVA Li Zhigang e Stephen Schwartz in una nota diffusa mercoledì- ma adopereranno criteri selettivi per aumentare i flussi monetari diretti alle piccole e medie imprese e per assicurarsi che la liquidità non si riduca eccessivamente. Le misure adottate potrebbero includere i tagli nei requisiti di riserva obbligatoria applicati ad alcune delle banche minori. Prevediamo che non si assisterà a modifiche rilevanti per il resto dell'anno, con una possibile riduzione della riserva obbligatoria a partire dal primo trimestre del 2012".
di Antonio Talia
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