A NOVEMBRE CALANO ANCHE FDI
Pechino, 15 dic.- La crisi delle economie mature continua a ripercuotersi sulla Cina: i dati pubblicati giovedì dal governo di Pechino mostrano un calo degli investimenti esteri, il primo in oltre due anni.
Secondo le statistiche del ministero del Commercio, a novembre gli stranieri hanno investito in Cina 8.8 miliardi di dollari, il 9.8% in meno rispetto allo stesso mese dello scorso anno, segnando la prima frenata dal luglio del 2009. I dati disaggregati mostrano un calo degli investimenti dagli Stati Uniti –che nei primi 11 mesi sono scesi del 23.1% in confronto allo stesso periodo del 2010- e un timido +0.29% dall'Unione europea. Sempre nel periodo gennaio- novembre, tuttavia, gli investimenti dalle vicine nazioni asiatiche come Giappone, Corea del Sud, ma anche Hong Kong, crescono del 17.98%.
Si tratta solo dell'ultima raffica di dati che sembrano confermare come la crisi del debito pubblico europeo e lo stallo in cui si dibatte l'America stiano avendo un notevole impatto anche sulla Cina: le statistiche pubblicate sabato scorso dall'Amministrazione Generale delle Dogane di Pechino, sempre relative al mese di novembre, mostravano un calo del 13.8% delle esportazioni, un risultato che –se si escludono le distorsioni dei mesi di gennaio e febbraio, nei quali tradizionalmente si celebra il Capodanno Cinese- porta l'export del Dragone ai minimi dal dicembre 2009.
In calo anche il surplus commerciale che Pechino vanta nei confronti del resto del mondo: le statistiche mostrano che a novembre questo dato si è attestato a quota 14.53 miliardi di dollari contro i 17.03 miliardi registrati in ottobre. Nello stesso mese, inoltre, l'indice manifatturiero si è situato a quota 49.0 contro il 50.4 di ottobre, posizionandosi per la prima volta in tre anni al di sotto della fatidica soglia dei 50 punti che segna un mercato in espansione.
Secondo molti analisti, i risultati recenti lasciano spazio a ulteriori manovre espansive: il 30 novembre scorso la Banca centrale cinese aveva tagliato il coefficiente di riserva obbligatoria, una mossa di segno completamente opposto a quelle adottate negli ultimi tre anni, decisa per iniettare maggiore liquidità nel sistema.
di Antonio Talia
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