Pechino, 16 mar.- Balzo per gli investimenti diretti esteri verso la Cina nel mese di febbraio: secondo i dati diffusi ieri dal ministero del Commercio di Pechino, lo scorso mese si è assistito ad un aumento del 32.2% rispetto allo stesso periodo del 2010, per un totale di 7.8 miliardi di dollari. A gennaio gli investimenti da oltre frontiera erano stati ancora più consistenti, pari a 10.03 miliardi di dollari, realizzando un incremento del 23.4% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso (questo articolo).
Anche se il ministero non commenta la flessione registrata tra gennaio e febbraio, molti analisti sottolineano come i dati del mese scorso siano influenzati dalla ricorrenza del Capodanno cinese, la festività più importante dell'anno. Tuttavia, sono solamente 1156 le nuove società straniere che hanno ottenuto l'approvazione del governo cinese –il 10.9% in meno rispetto al febbraio 2010- contro le 2243 registrate nel mese di gennaio.
Complessivamente, segnala il ministero del Commercio, tra gennaio e febbraio gli investimenti diretti esteri sono aumentati del 27.09% in confronto allo stesso periodo del 2010, segno di una risposta positiva dall'estero alla ristrutturazione in corso nel sistema economico cinese, che punta a rendersi meno dipendente dall'export affidandosi in misura maggiore alla domanda interna. I nuovi dati segnalano anche una rinnovata fiducia verso la Cina dopo gli sconvolgimenti causati dalla crisi finanziaria globale: già nel 2010 gli IDE erano cresciuti del 17.4% fino a quota 105.74 miliardi di dollari, ribaltando una diminuzione del 2.6% registrata nel 2009.
Molti analisti sostengono che gli investimenti diretti esteri continueranno a crescere anche nel 2011, man mano che aumenta la competizione per inserirsi in quello che si presenta come il mercato in più veloce espansione al mondo. Ma secondo Nomura Securities, l'altra faccia della medaglia è rappresentata dai crescenti costi della manodopera: uno studio della multinazionale giapponese mostra che nel medio termine l'aumento dei salari cinesi dovrebbe procedere a un ritmo più veloce rispetto a quello della nazioni asiatiche, modificando l'assetto degli investimenti diretti esteri in Cina. Inoltre, a guidare la classifica degli IDE degli ultimi mesi ci sono gli investimenti nel settore dei servizi, e segnatamente nel real estate, il segmento che il governo di Pechino sta cercando di frenare con numerose misure per i timori dello scoppio di una bolla speculativa. Nonostante i severi controlli sui capitali in entrata, infine, il Dragone teme anche che flussi di capitali speculativi dall'estero arrivino sotto forma di investimenti legittimi contribuendo ad alimentare un'inflazione già alle stelle.
Per compensare il trend, da tempo il governo incoraggia le società cinesi a investire all'estero: l'anno scorso gli investimenti non finanziari delle società cinesi in paesi stranieri hanno raggiunto quota 59 miliardi di dollari, ben il 36.3% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
di Antonio Talia
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