Pechino, 29 mar. – La notizia è ufficiale: dopo oltre un anno di corteggiamento, da domenica scorsa la casa automobilistica Volvo è al 100% di proprietà della cinese Geely. L'accordo è stato firmato a Goteborg da Li Shufu e Lewis Booth - rispettivamente il presidente della Zhejiang Geely Holding Group e il direttore finanziario della Ford Motor Company - alla presenza del Ministro per l'Industria e la Tecnologia Li Yizhong e del vice Primo Ministro e Ministro per le Imprese e l'Energia Maud Olofsson. Un'operazione di M&A da guinness, un investimento da 1,8 miliardi di dollari - di cui 1,6 miliardi saranno versati in contanti, e il resto attraverso dei pagherò- che "rappresenta sia per la Cina che per la casa automobilistica svedese una pietra miliare", secondo quanto affermato da Li. I termini dell'accordo siglato ieri spaziano dai diritti sulla proprietà intellettuale alle attività di Ricerca e Sviluppo, passando per le forniture, e prevedono che i principali siti produttivi restino in Svezia e in Belgio, con la possibilità di localizzare nuovi impianti in Cina. "Volvo è come una tigre, è un'animale della foresta e non può essere relegata in uno zoo, il cuore della Tigre è in Svezia e in Belgio, ma le sue zampe si allungheranno in tutto il mondo" ha dichiarato il presidente di Geely. Le sue ambizioni non sono segrete: Mr. Li vorrebbe che la Cina rappresentasse il secondo mercato per Volvo entro il 2015, con una media annuale di veicoli venduti pari a 200,000 unità. Sebbene il suo obiettivo appaia pretenzioso, sembrano esserci le premesse affinché si realizzi: nel corso del 2009, grazie all'effetto combinato delle misure adottate dal governo cinese per incentivare gli acquisti (tagli sulle tasse per autovetture di piccola taglia e sussidi per i residenti delle aree rurali) e del 'black out' scatenato dalla crisi finanziaria nei distretti di Detroit e Chicago, le vendite di automobili nel Paese del Centro sono aumentate del 46%. Ben 13,6 milioni di nuove auto in circolazione hanno segnato il sorpasso della Cina nei confronti degli Stati Uniti come primo mercato automobilistico mondiale. L'accordo sembrerebbe aver soddisfatto ambedue le parti: "Siamo contenti di aver raggiunto questo accordo con Ford. Il famoso brand svedese rimarrà fedele ai suoi paradigmi fondanti di sicurezza, tutela ambientale e design innovativo" ha detto Li Shufu; Stephen Odell, direttore generale di Volvo, assicura che tutti i manager approvano la decisione, che rappresenta "il giusto esito per gli affari, in grado di fornire a Volvo le risorse necessarie, compreso il capitale di investimento, per rafforzare il proprio mercato e crescere in futuro". Sulle pagine dei giornali cinesi come Huanqiu (Global Times), la notizia è stata accolta molto positivamente; come spesso accade in questi casi sulla stampa ufficiale, si utilizza il termine "win-win": per il Dragone si tratta di un'operazione che in futuro costituirà un modello per altre imprese private determinate a internazionalizzarsi al fine di acquisire know-how tecnico e manageriale; per la casa automobilistica svedese (e indirettamente per Ford, la casa madre statunitense) di un'ottima opportunità di rimpolpare le proprie finanze. Spesso vittima dei pregiudizi dei consumatori occidentali per la scarsa qualità e sicurezza dei propri prodotti, il "Made in China" cerca di affrancarsi mediante l'acquisizione di un marchio riconosciuto su scala globale, che la rivista Forbes ha stimato valere oltre 200 milioni di euro; al contempo, Volvo sceglie Geely non solo perché l'azienda del Zhejiang ha un enorme potenziale di sviluppo e ha dimostrato di prestare sempre maggiore attenzione ai diritti di proprietà intellettuale e alla Ricerca e Sviluppo, ma soprattutto perché significa 'Cina', un mercato dinamico e in controtendenza, capace di registrare nel 2009 un volume di vendite pari a +40% mentre tutti i mercati mondiali erano in forte contrazione.
di Giulia Ziggiotti