« Tra Cina e Usa il dialogo del secolo»
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« Tra Cina e Usa il dialogo del secolo»

« Tra Cina e Usa il dialogo del secolo»

Stati Uniti. Al via a Washington il vertice bilaterale: equilibri politici globali, economia e ambiente al centro dei lavori
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Marco Valsania
NEW YORK
Barack Obama ha invitato la Cina a un nuovo grande patto di cooperazione. Il presidente americano, aprendo un summit politico ed economico senza precedenti fra i due paesi, ha dichiarato che i rapporti tra Washington e Pechino «segneranno indelebilmente il XXI secolo». Forse come null'altro: «È questa la responsabilità che abbiamo», ha detto. «Abbiamo interessi in comune e se li gestiamo attraverso la cooperazione, i nostri popoli e il mondo intero se ne avvantaggeranno».
L'approccio diplomatico, ha aggiunto, non nasce solo da ideali ma da necessità storiche: «Nessun paese può da solo affrontare le sfide del nuovo secolo». A cominciare da quelle sul fronte più caldo, l'economia: Obama ha invitato a perseguire il cammino di un «commercio libero e giusto», completando i negoziati del Doha Round. Ha invitato a sforzi bilaterali per migliorare la trasparenza e riformare le regole sui mercati, ipotizzando una più influente posizione di Pechino in istituzioni internazionali «aggiornate affinché le economie in crescita quali la Cina svolgano un ruolo che rispecchia maggiori reponsabilità». E ha fatto appello a uno sviluppo «sostenibile» e più equilibrato, in cui gli americani risparmiano (risanando i debiti) e i cinesi spendono di più (contando meno sul l'export). La Cina, ha detto, «ha tratto vantaggio da investimenti ed esportazioni ma può anche diventare un enorme mercato per i prodotti americani».
A Obama hanno fatto eco i capi-delegazione degli Stati Uniti, il ministro del Tesoro Tim Geithner e il Segretario di Stato Hillary Clinton. Geithner ha rivendicato iniziative di successo di entrambi i paesi contro la crisi. E in un articolo firmato con la Clinton sul Wall Street Journal ha sottolineato che l'agenda dei due paesi resta dominata «dalla necessità di riprendersi dalla più grave crisi in molte generazioni». E da riforme economiche e sociali parallele: negli Stati Uniti, oltre a stimolare il risparmio, questo significa «rafforzare il sistema finanziario, investire nell'energia, nell'istruzione e nelle sanità». Per i cinesi «continuare a riformare il settore finanziario e sostenere la domanda interna aumentando i redditi e potenziando la rete di protezione sociale».
L'appello della Casa Bianca è stato accolto con toni sobri dalla folta delegazione cinese, 150 alti funzionari sotto la guida del vicepremier Wang Qishan e dall'esponente del consiglio di Stato Dai Bingguo. Dai ha ammonito che, nonostante qualunque riforma, «gli Stati Uniti non diventeranno mai la Cina e la Cina non diventerà mai gli Stati Uniti». L'apertura non è mancata: quando si tratta di grandi sfide globali, ha affermato, i due paesi «sono sulla stessa grande barca, scossa da forti venti e alte onde». Sono «passeggeri che devono attraversare la bufera nel medesimo vascello». E l'economia mondiale, ha continuato Wang, «è in una fase delicata di uscita dalla crisi e avvio verso una ripresa». Anche su finanza e economia, tuttavia, la Cina avanza richieste agli Stati Uniti foriere di potenziali screzi: alla vigilia del summit ha messo in chiaro di voler essere rassicurata sulla solidità dei suoi colossali investimenti in titoli del Tesoro e in altri asset in dollari, sull'efficacia dei piani di rilancio della crescita e di risanamento del deficit di Washington.
Ma la bufera globale che invita alla cooperazione, ha aggiunto ieri Obama, non è fatta solo di economia e commercio. Il presidente ha elencato un ventaglio di sfide. Dal cambiamento climatico (con un occhio di riguardo per l'energia rinnovabile e pulita), alla proliferazione nucleare (che oggi vuol dire fare i conti con i programmi atomici di Corea del Nord e Iran); dalla campagna per sradicare il terrorismo alle emergenze umanitarie quali Darfur. Obama ha a sua volta ammesso tensioni tra le due potenze, citando il problema del «rispetto della religione e della cultura di tutti i popoli e il diritto alla libertà di espressione, anche per le minoranze etniche e religiose in Cina». Ma ha proposto che queste polemiche siano affrontate nell'ambito di relazioni più strette.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

28/07/2009
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