Pechino, 14 lug.- Si fa sempre più alta la tensione nel Mar Cinese Meridionale. A gettare benzina sul fuoco la denuncia da parte di Hanoi di alcune violenze inferte lo scorso 5 luglio da alcuni soldati cinesi all'equipaggio di un peschereccio vietnamita che stava navigando sulle acque contese. Secondo la ricostruzione di una anonima fonte vietnamita, l'imbarcazione cinese - con a bordo 10 soldati armati di fucili e manganelli - avrebbe inseguito e poi accerchiato il peschereccio al largo delle Paracel, isole rivendicate da entrambi i Paesi. Poi le violenze: i militari hanno aggredito il capitano del peschereccio e minacciato l'equipaggio. Non solo. I cinesi, ormai alla guida dell'imbarcazione, avrebbero preso il largo allontanandosi dalle acque contese, e prima di abbandonare la nave avrebbero rubato un tonno. Il capitano - che non ha riportato ferite profonde – avrebbe ripreso la navigazione aspettando fino a ieri prima di denunciare l'accaduto.
L'incidente è solo l'ultimo episodio di una lunga controversia sulla sovranità territoriale nel Mar Cinese Meridionale che da tempo vede impegnati Vietnam e Cina. A riaccendere la disputa un nuovo casus belli scoppiato settimane fa quando, secondo fonti vietnamite, un'imbarcazione cinese sconfinò nelle acque territoriali del Vietnam nel tentativo di tranciare i cavi posti ad altra profondità da un'imbarcazione vietnamita. Rimasto intrappolato, l'equipaggio cinese richiamò sul posto altre due navi di Pechino, che circondarono la nave vietnamita. La vicenda ha immediatamente riaperto le ostilità tanto che in soli due mesi da maggio Hanoi ha accusato due volte Pechino di interferire nelle esplorazioni di gas e petrolio condotte dal Vietnam, mentre il Dragone accusa il vicino di sconfinamenti territoriali e di aver messo in pericolo i pescatori cinesi.
Nemmeno il pattugliamento congiunto condotto qualche settimana fa è servito a smorzare i toni che rimangono alti tra i due Paesi (questo articolo). E la risonanza della disputa è tale da aver spinto molti vietnamiti a scendere in piazza ad Hanoi nelle settimane scorse per protestare contro il Gigante asiatico. Dopo aver manifestato liberamente per alcuni week end, domenica giornalisti e protestanti sono finiti in manette per ordine del governo. Il dietro-front è presto spiegato: la mossa anticipa di due settimane il meeting dell'Assemblea Nazionale che dovrebbe riconfermare per i prossimi cinque anni la poltrona del primo ministro Nguyen Tan Dung.
Il Mar Cinese Meridionale non fa da sfondo solo al braccio di ferro in corso tra Hanoi e Pechino, al contrario le sue acque sono da tempo al centro di una complessa disputa territoriale che vede coinvolti anche Filippine, Taiwan, Brunei e Malaysia, tutti impegnati a rivendicare in tutto o in parte le Isole Paracel e le Spratly, pugni di scogli disabitati ma - secondo diverse esplorazioni - ricchi di risorse energetiche. La Cina proclama la sua sovranità sull'intero Mar Cinese Meridionale, e tenta da tempo di gestire le controversie una per una con i singoli stati, anziché impegnarsi in negoziati multilaterali. Tuttavia le Filippine hanno lamentato negli ultimi mesi almeno cinque sconfinamenti, e sia Manila che Hanoi hanno espresso lamentele formali all'ONU.
di Sonia Montrella
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