« Pechino motore della crescita»
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« Pechino motore della crescita»

« Pechino motore della crescita»

La visita di Wen Jiabao - GLI ACCORDI CON LE IMPRESE
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ROMA
Non è più un paese da temere, nè dove andare a investire per i bassi costi. «Oggi è un mercato importante e in crescita, da conquistare con investimenti in tecnologia, ambiente, energie rinnovabili. Con grandi potenzialità anche per i consumi, per vendere l'eccellenza del made in Italy». Emma Marcegaglia descrive così quella che chiama la «terza fase» dei rapporti economici con la Cina, «il motore della crescita globale», dice, citando il Fondo monetario internazionale, secondo paese di destinazione al mondo per investimenti esteri.
Si potrebbe fare di più, come hanno dichiarato tutti, ieri, imprenditori e politici, all'incontro a Villa Madama con il premier cinese Wen Jiabao. C'erano più di venti imprenditori italiani in sala, da Alberto Bombassei a Roberto Colaninno, a Marco Tronchetti Provera, a Diana Bracco. Altrettanti i capitani d'industria cinesi, dal presidente dello Shanghai Electric Group, Xu Janguo, al cfo di Suntech Power, Zhang Yi.
Sono stati firmati 10 accordi commerciali, per il valore di 2,5 miliardi di dollari (2,25 miliardi di euro). Per aumentare le cifre di interscambio e investimenti, vanno superati una serie di ostacoli che la presidente di Confindustria nel suo intervento ha messo in evidenza: «Occorre una maggiore tutela della proprietà intellettuale», condizione fondamentale per aumentare il business, specie nei settori a più alta innovazione tecnologica.
Ed è importante, ha aggiunto, chiudere i negoziati del commercio internazionale, quel Doha Round in sospeso dal 2001: «Abbiamo entrambi interesse che i mercati siano aperti e che le barriere tariffarie siano più basse».
La volontà di collaborare c'è. Ed anche il record di visitatori del Padiglione Italia all'Expo di Shanghai, è la riprova dell'interesse dei cinesi verso i nostri prodotti e verso il nostro paese. Tutti segnali che, come ha detto anche la Marcegaglia, rendono convincente raggiungere l'obiettivo di 100 miliardi di dollari di interscambio in 5 anni.
È un traguardo auspicabile: la crescita del Pil sopra il 10% per quest'anno fa della Cina uno dei traini della ripresa. Occasione da cogliere per le nostre aziende: come fornitore, ricorda la Marcegaglia, l'Italia è al ventunesimo posto. E nonostante i grandi passi avanti, con l'interscambio che è passato dai 15 miliardi del 2004 ai 31 miliardi del 2009, la presenza italiana in Cina è ancora bassa.
Export, ma non solo: bisogna aumentare gli investimenti diretti reciproci. «Io stessa – ha raccontato la presidente di Confindustria – ho avviato un investimento in Cina da 200 milioni di euro, uno stabilimento che sarà inaugurato tra qualche mese». E poi puntare al turismo, un altro settore con grandi potenzialità, visto l'aumento dei cinesi che accresceranno il proprio reddito.
Se le grandi aziende si muovono da sole, sono le piccole che devono essere soprattutto aiutate. Per questo, hanno ricordato sia ma Marcegaglia, sia Paolo Zegna, vice presidente per l'internazionalizzazione, Confindustria ha organizzato negli ultimi anni importanti missioni di sistema in Cina, l'ultima a giugno, con 600 imprenditori.
«Le piccole aziende hanno bisogno di attenzioni particolari su come accedere al mercato cinese, dalle regole alle certificazioni, alla partecipazione a gare pubbliche», ha spiegato Zegna, sottolineando l'importanza di occasioni come quelle di ieri, che permettono di costruire rapporti più stretti.
E proprio sulle pmi il vice presidente della China Development Bank, Gao Jain, la più grande banca cinese che si occupa di cooperazione e di investimenti all'estero, ha parlato di accordi con Mediobanca e Intesa Sanpaolo per offrire servizi alle pmi. Intesa Sanpaolo, presente in Cina da 25 anni, è anche fondatore e investitore del fondo Mandarin Capital Partners, focalizzato sulle pmi italiane e cinesi e con Simest e Bank of China ha creato una joint venture, Sibac, per sostenere l'attività di piccole aziende italiane e cinesi interessate ad investimenti.
Ma c'è un'altro versante importante su cui lavorare: aumentare l'arrivo di studenti cinesi in Italia, e viceversa. Oggi, sabato e domenica, a Roma, all'Auditorium, il ministero dell'Istruzione Cinese, quello italiano e la Farnesina, organizzeranno insieme alla Fondazione Italia-Cina e ad Uni-Italia, un evento per i giovani, per farli accostare all'arte e alla cultura cinese.
Oggi, grazie anche all'attività della Fondazione Italia-Cina, come ha ricordato dal palco il presidente Cesare Romiti (che ieri è stato tra i premiati da Wen Jiabao) sono quasi 10mila gli studenti cinesi in Italia e circa 2.400 quelli italiani in Cina.
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08/10/2010
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