« Passaggio obbligato da Pechino»
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« Passaggio obbligato da Pechino»

« Passaggio obbligato da Pechino»

INTERVISTA Attilio Massimo Iannucci - Ambasciatore
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Meno Marco Polo, più Matteo Ricci. Cultura sì, ma anche business e politica. Attilio Massimo Iannucci, ambasciatore a Pechino, non usa mezzi termini e, a margine di un incontro Ispi sulla presenza cinese all'Expo 2015, commenta così le opportunità che si aprono davanti al nuovo catalogo: «Le nostre aziende quando vengono in Cina devono passare da Pechino, dalla capitale».
A cosa fa riferimento, ambasciatore?
Alludo al fatto che proprio davanti a svolte positive come quella sottostante al nuovo catalogo che entra in vigore da oggi le nostre imprese devono muoversi secondo una strategia e seguendo una strada ben precisa.
Niente più viaggi solitari con in mano la valigia del campionario, par di capire.
Direi proprio di sì. Si è chiusa un'era. Non devono più andare a spasso per conto loro, così come capita, tantomeno in Cina.
Cosa si può offrire loro, in Cina?
C'è un sistema che parte dalle nostre rappresentanze e che sicuramente è in grado di offrire il supporto necessario per orientare gli investimenti.
C'è un qualche riflesso legato alla situazione attuale dell'Ice, prima abolita ora in via di resurrezione?
Direi proprio di no. L'Ice, l'Istituto per il commercio con l'estero è una parte del tutto. Io mi riferisco proprio alla nostra presenza in Cina che è in grado di soddisfare le esigenze di chiunque.
Cosa consiglia di fare ai nostri imprenditori?
Consiglio di chiedere alle autorità quali sono i settori più necessari all'economia cinese perché sono loro che hanno anche queste indicazioni dalle autorità in provincia, molto importanti nel sistema e molto allineate nell'ambito della politica dei piani quinquennali dei quali questo catalogo è figlio.
Con quale spirito devono incamminarsi in questo Paese che presenta, in ogni caso, anche delle incognite?
Direi che deve essere più simile a Matteo Ricci piuttosto che a Marco Polo.
In che senso?
In Cina la politica è essenziale, e nessuno meglio di Matteo Ricci ha saputo indirizzare la sua presenza cinese in un contesto politico.
Politica vuol dire anche misurarsi con le istituzioni locali che, fatte le debite eccezioni, in Cina rappresentano un potere enorme.
Dico che un'impresa che in Cina non vive il contesto locale trova grandi difficoltà.
Ma è anche, come lei ama ricordare, una società piramidale.
Esatto. Per questo alla fine la porta d'ingresso è Pechino. Se l'autorità centrale li controlla e li assiste i risultati possono essere di gran lunga migliori.
In questi giorni lei è in Italia anche per preparare e sondare opportunità di collaborazione.
Sono appena stato in Toscana. Lì esiste una forte tradizione di vini di qualità e consorzi di produttori che stanno lavorando molto bene. Io lo ripeto spesso, il mio consiglio.
Quale?
Non farsi prendere dall'impulso di vendere qualche bottiglia in più.
In altri termini?
C'è una casistica ampia di imprenditori finiti nella trappola di distributori cinesi che hanno creato loro non poche difficoltà.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

30/01/2012
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