« Nuova era per il made in Italy»
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« Nuova era per il made in Italy»

« Nuova era per il made in Italy»

Federalimentare. Soddisfatto il presidente Filippo Ferrua
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MILANO
Si apre una nuova èra per l'agroalimentare Made in Italy: cadute le barriere al riconoscimento da parte della Cina dei primi due prodotti di alta qualità italiani, grana Padano e prosciutto di Parma, si spalanca un immenso mercato di potenziali consumatori. E in prospettiva per tanti prodotti italiani. Ora però è necessario promuovere campagne di marketing e programmi di educazione alimentare per i cinesi che consentano di andare al di là dei consumatori occidentali che frequentano alberghi e negozi a loro dedicati. E poi supportare le nostre imprese agroalimentari, specie delle più piccole, nel processo di penetrazione sui mercati lontani dell'Asia.
«È una grande opportunità – commenta, a caldo, Filippo Ferrua, presidente di Federalimentare –. Dobbiamo pensare, in prospettiva, ai 120 milioni di ricchi cinesi del prossimo decennio. Un potenziale enorme ma che va però educato ad apprezzare i prodotti veramente originali della nostra tradizione alimentare».
L'anno scorso l'export tricolore di agroalimentare ha sfiorato i 21 miliardi (+10,6%): in crescita i mercati tradizionali del Made in Italy, l'Europa e gli Stati Uniti, ma soprattutto i paesi emergenti. «Le nostre esportazioni verso la Cina – aggiunge Ferrua – sono balzate del 63%, sia pure partendo da una base modesta. Il potenziale di crescita di questo paese rimane enorme: con il riconoscimento della protezione accordata ai nostri prodotti, si spera, si possano evitare processi di contraffazione e d'imitazione che invece dilagano in America, in Australia e in vari altri paesi». Poi Ferrua conclude che il traino dell'export è fondamentale per le imprese italiane, costrette a operare su un mercato interno stagnante. E senza grandi prospettive.
Ma quali sono invece oggi le potenzialità del mercato cinese? «Premetto – interviene Paolo Zanetti, export manager e comproprietario della Zanetti Spa – che la mia azienda esporta formaggi a Hong Kong da vent'anni e da cinque a Shanghai e nel resto della Cina». Il grana padano è però importato da Pechino da meno tempo: solo recentemente è caduto il divieto delle autorità di importare prodotti contenenti lisozima, un antibatterico completamente innocuo sulla salute umana. Zanetti è il più grande produttore-esportatore italiano di formaggi dopo Galbani.
«In Cina – aggiunge l'imprenditore – la cultura dei prodotti lattiero-caseari è appena all'inizio: hanno cominciato con il latte, ma ci vorrà tempo per il resto. Infatti oggi i formaggi sono prevalentemente consumati dagli occidentali, anche se nei supermercati vedo che gli spazi a loro dedicati si ampliano continuamente».
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23/03/2011
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