Pechino, 26 feb. - A distanza di più di due mesi, in Cina si torna a parlare del summit di Copenaghen: l'occasione la fornisce proprio Su Wei, capo negoziatore agli incontri del dicembre scorso, che durante un forum sui cambiamenti climatici tenutosi a Pechino moledì ha confermato che la Cina non ha intenzione di fissare un limite alle emissioni di gas serra, pur ribadendo l'obiettivo del taglio della cosiddetta "intensità carbonica". "Al momento attuale la Cina non può e non deve stabilire un tetto alle emissioni – ha dichiarato Su- in quanto la nostra nazione è ancora in fase di sviluppo. Manterremo comunque l'impegno per un'economia più ecoefficiente". Pechino si è impegnata a tagliare la cosiddetta "intensità carbonica"- ovvero la percentuale di emissioni dannose per ogni unità di prodotto interno lordo- tra il 40% e il 45% entro il 2020, utilizzando come parametro le statistiche del 2005. Su ha sottolineato come l'obiettivo rientrerà nel prossimo piano quinquennale; ma le posizioni cinesi erano state già giudicate insufficienti al summit in Danimarca, dove numerosi paesi, Gran Bretagna in prima fila, avevano accusato senza mezzi termini Pechino di ostacolare il raggiungimento di un accordo. Il Dragone prosegue dritto per la sua strada: non intende sottostare a limitazioni concertate con paesi stranieri e punta il dito contro le nazioni già sviluppate, che a suo avviso dovrebbero ricoprire un ruolo guida tanto nel taglio dei gas serra che nel finanziamento per la lotta ai cambiamenti climatici verso i paesi più poveri; lo stesso piano di tagli dell'intensità carbonica è stato presentato come un atto di buona volontà, completamente svincolato da un endorsement ai programmi di Copenhaghen. Nel corso dell'annuale meeting UNEP (United Nations Environment Programme) tenutosi a Bali questa settimana, il direttore Adrian Steiner ha bollato come "insufficienti" gli sforzi cinesi. La risposta non si è fatta attendere ed è giunta per bocca di un altro funzionario di alto livello impegnato nei colloqui sui cambiamenti climatici, Yu Qingtai: "I paesi più ricchi insistono nel voler caricare sulle spalle dei paesi in via di sviluppo, specie quelli più grandi, responsabilità irragionevoli. Queste differenze di vedute possono costituire un problema di lungo periodo".