« La crescita della Cina servirà a tutta l'economia»
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« La crescita della Cina servirà a tutta l'economia»

« La crescita della Cina servirà a tutta l'economia»

INTERVISTA Michael Spence Premio Nobel ed economista a Stanford
di lettura
di Alessandro Merli
«F inalmente, le misure anti-crisi adottate negli ultimi mesi stanno cominciando a fare effetto e credo che la situazione dei mercati finanziari, ben diversa anche solo rispetto a due-tre mesi fa, lo dimostri. Ma è prematuro parlare di ripresa della crescita: dovremo aspettare fino al 2010 perché se ne sentano i benefici per l'economia reale. La soluzione della crisi è questa: passare dalla spirale negativa fra finanza ed economia a un circolo virtuoso. E in questo il ruolo dei governi è cruciale, nell'alterare le aspettative».
Michael Spence, 65 anni, premio Nobel per l'Economia nel 2001, chiuderà i lavori del Festival di Trento: il primo giugno alle 18.30 al Teatro Sociale parlerà del «Mondo dopo la crisi». Guarda la crisi con gli occhi dell'economista, ma anche di osservatore dei mercati dall'interno, di ex presidente della Commissione sulla crescita creata dalla Banca mondiale, di grande esperto di Cina, che considera uno degli elementi chiave per l'uscita dalla crisi.
«Siamo davanti – dice Spence – a tre grandi sfide: far funzionare nuovamente i mercati finanziari, senza i quali anche gli stimoli fiscali sarebbero inefficaci, far ripartire l'economia reale, ottenere una stabilizzazione dei prezzi delle attività, finanziarie e reali».
A che punto siamo?
I prezzi delle attività finanziarie non sono più in caduta libera e si sono in qualche misura stabilizzati. La differenza rispetto a 2-3 mesi fa è molto netta. Per non parlare della situazione a cavallo della fine dell'anno scorso, con il congelamento del credito, che ha innescato un circolo vizioso con l'attività economica. Ora, la combinazione degli interventi delle autorità ha portato qualche risultato: per esempio, per la prima volta vediamo una decelarazione nell'aumento della disoccupazione negli Stati Uniti, sui mercati dei capitali ci sono segni di riattivazione. Questo a sua volta aiuterà l'economia reale, ma essa reagisce in modo più lento dei mercati. Credo che ci vorrà fino al 2010 prima che avvertiamo i miglioramenti, anche una volta che i dati della crescita siano tornati positivi.
L'azione dei governi e delle banche centrali è stata criticata. Ora lei sostiene che può essere decisiva.
A settembre 2008 eravamo di fronte a un blocco totale del credito e alla possibilità di una depressione. Entrambe sono state scongiurate con azioni molto decise e molto rapide delle banche centrali. Inoltre, è stata data assicurazione che le grandi istituzioni finanziarie che hanno il potenziale di travolgere l'intero sistema non verranno lasciate fallire. Credo che i problemi dei mesi scorsi siano venuti dal fatto che negli Usa si era nel mezzo della transizione fra due amministrazioni e, inoltre, che non sia stato fatto un buon lavoro nello spiegare le misure adottate.
Anche lo stress test sulle banche Usa ha suscitato perplessità, qualcuno ritiene che sarebbe stato meglio nazionalizzare le banche.
È stato scelto di puntare su un risanamento graduale. Se i mercati credono nei risultati dello stress test, questo può essere il punto di svolta. Tre mesi fa non si sapeva nulla sullo stato dei bilanci delle banche, ora si è fatta almeno un po' di chiarezza. I progressi si vedono sull'interbancario. Il vero test verrà nei prossimi due mesi, quando si vedrà se le banche sono in grado di raccogliere capitali privati. I primi segnali sono incoraggianti.
Il quadro economico globale continua, però, a segnare una forte contrazione in quasi tutte le regioni del mondo.
Credo che sia molto importante che la Cina e l'India stiano rispondendo meglio del previsto. Se per la Cina verrà confermata una crescita dell'8% nel 2009, questo farà bene a tutta l'economia mondiale. Va detto che il piano di stimolo varato da Pechino a novembre 2008 è in corso di attuazione molto rapida e sta portando frutti. Questo è molto importante: solo più consumi cinesi possono compensare il calo di domanda mondiale causato dalla necessità per gli americani di risparmiare di più.
alessandro.merli@ilsole24ore.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA



PROTAGONISTI

Chi è
Michael Spence, premio Nobel per l'economia nel 2001 (insieme a Joseph Stiglitz e George Akerlof) per lo studio dell'analisi dei mercati in presenza di asimmetrie informative. È docente di management presso la business school dell'Università di stanford. I suoi principali interessi di ricerca riguardano la finanza, l'organizzazione, lo sviluppo e la crescita economica, la competizione dinamica, l'economia dell'informazione. Collabora con l'American economic association, l'American academy of arts and sciences e l'Econometric society.

25/05/2009
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