"Inaccettabili" critiche di Clinton

Pechino, 27 feb. – Pechino rispedisce le accuse al mittente e definisce in "inaccettabili" le parole con cui il segretario di Stato americano Hillary Clinton ha criticato l'atteggiamento cinese nei confronti della crisi siriana. Schierata contro gli Usa anche la stampa ufficiale: "il motivo per cui Washington si sia eretto a protettore del popolo arabo non è difficile da capire – tuona il People's Daily, megafono del PCC -. Il punto è un altro: cosa giustifica tanta arroganza?. Al momento le violenze in Iraq proseguono inalterate e la gente comune non è al sicuro. Basta questo per interrogarci sulla sincerità e l'efficacia della politica statunitense". Con la sua assenza al tavolo dei colloqui di Tunisi dove venerdì scorso si sono dati appuntamento gli "Amici della Siria", la Cina – così come la Russia – "si è posta contro non solo le aspirazioni del popolo siriano ma dell'intera Primavera Araba". Lo ha dichiarato il capo della diplomazia Usa con i giornalisti, al termine dei lavori del summit.
"Occorre far cambiare l'atteggiamento di russi e cinesi" ha incalzato la Clinton che, per questa missione, ha fatto appello all'intera comunità internazionale. Insomma, tutti devono impegnarsi a far cambiare atteggiamento sulla crisi siriana a Russia e Cina, che in sede di Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite hanno opposto il loro veto a una condanna del regime di Bashar al-Assad e che, da ultimo, hanno disertato il vertice di Tunisi. Per il segretario di Stato americano, Mosca e Pechino "stanno sostanzialmente dicendo ai tunisini, ai libici, a tutti gli altri popoli della regione, 'Ebbene, noi non siamo d'accordo sul fatto che voi abbiate un diritto a elezioni per poter scegliere i vostri dirigenti'". "Penso che ciò sia assolutamente contrario alla storia, e che si tratti di una posizione non sostenibile", ha notato il segretario di Stato Usa. Tanto prima Russia e Cina si attiveranno "per sostenere l'azione del Consiglio di Sicurezza", ha chiosato, "quanto più rapidamente potremo ottenere una risoluzione che ci permetta di adottare i passi che tutti noi sappiamo debbono essere intrapresi". Poi, l'ex first lady ha aggiunto: "E' davvero angoscioso vedere due membri permanenti del Consiglio Onu utilizzare il loro veto quando ci sono persone che sono uccise, donne, bambini, giovani coraggiosi... E' deprecabile e mi chiedo, da quale parte stanno? Chiaramente", ha concluso, "non dalla parte del popolo siriano".
Il messaggio di Hillary Clinton non è andato giù a Pechino che, per bocca del portavoce del ministero degli Esteri Hong Lei, ha ribattuto che "la Cina ha più volte sollecitato sia il governo che le altre parti coinvolte in Siria a cessare le violenze e avviare un confronto politico". Quanto al ruolo della comunità internazionale nel quadro siriano, la Cina – fedele al principio di non ingerenza – ha dichiarato: "Crediamo che la comunità debba rispettare la sovranità, l'integrità territoriale e lì indipendenza del Paese. Auspichiamo, inoltre, che la crisi siriana venga risolta attraverso il dialogo e all'interno della cornice della Lega Araba".
Venerdì scorso, a poche ore dalla conclusione del vertice, l'agenzia di stampa Xinhua riportava le dichiarazioni di Pechino secondo cui "in quanto amica della Siria e dei popoli arabi, la Cina ritiene ogni mossa compiuta dalla comunità internazionale debba contribuire a porre fine alla tensioni, a rilanciare il dialogo politico, risolvere le divergenze e mantenere la pace e la stabilità in Medio Oriente". Del resto, il vertice in Tunisia "si è concluso con un consenso unanime sulla necessità di evitare una militarizzazione del conflitto siriano" sottolineava ancora la Xinhua.Nessun accenno invece agli appelli per la creazione di una forza d'interposizione sostenuta dall'Onu, ma anche dalla stessa Lega Araba, e per la fornitura di armi agli oppositori di Bashar al-Assad, che pure ci sono stati: nello specifico, da parte rispettivamente di Qatar e Arabia Saudita, sebbene nessun cenno a essi compaia nella dichiarazione congiunta che ha concluso i lavori del summit di ieri.
SIRIA, LE POSIZIONI DI PECHINO
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