### Hong Kong: si infiamma la battaglia per il nuovo "sindaco" - TACCUINO DA SHANGHAI


di Alberto Forchielli*

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 27 feb - Nel 2000 i
bambini nati ad Hong Kong da genitori della Repubblica
Popolare Cinese sono stati 709. Nel 2011 il loro numero ha
superato i 36.000, ben il 38% di tutti i nati nell'ex
colonia. Nascere a Hong Kong, indipendentemente dalla
nazionalita' dei genitori, garantisce il permesso di
residenza e 12 anni di istruzione gratuita. La normativa
corrente induce dunque i cinesi benestanti che vivono
soprattutto nella contigua provincia del Guangdong a cercare
nell'isola una qualita' dei servizi ancora inarrivabile in
Cina e un futuro piu' brillante per i loro figli. La loro
scelta e' tuttavia contestata da molti settori, sia
intellettuali che di grande pubblico a Hong Kong. Non sono
in discussione concetti come l'identita', quanto il
decadimento delle strutture sanitarie e l'aumento dei costi.
Le prime sono incapaci di assorbire un flusso cosi' imponente
(in un luogo con una bassissima natalita'); i servizi sono
inoltre soggetti ad aumenti che favoriscono i profitti degli
ospedali ma penalizzano la popolazione. Si tratta di
fenomeno ampiamente dibattuto: la presenza di Mainlanders (i
cittadini della Repubblica Popolare, RPC) ricchi ad Hong
sembra alimentare la circolazione di denaro, a detrimento
della vita quotidiana. I cittadini (il 97% dei quali e' di
etnia cinese), ironicamente, lamentano la sinizzazione di
Hong Kong, o almeno la presunta "invasione" che snatura il
suo ruolo. Dal 1997 l'ex colonia britannica e' ritornata alla
madre patria, godendo tuttavia di uno status particolare,
riassunto nella formula "one country, two systems". E'
proprio la diversita' dei suoi sistemi, soprattutto nella
qualita' della vita, che secondo molti Hong Konger e' in
pericolo. Lamentano che i loro cugini mainlander non
rispettano le regole civiche, che guidano le loro automobili
in maniera sconsiderata, che sono estranei al senso civico
di eredita' inglese. In via generale, viene richiesto di
estendere la tutela al sistema giudiziario, sociale e
democratico che rende Hong Kong ancora diversa dalla RPC.
Tra un mese sara' scelto il nuovo "Chief Executive" - nei
fatti un sindaco di livello politico - e la tensione sta
sfuggendo al controllo. Alcuni casi di cronaca quotidiana
sono sconfinati in un caso politico di proporzioni
impreviste. A Pechino un famoso intellettuale cinese ha
bollato i cittadini di Hong Kong, come "cani da guardia
degli inglesi" a seguito delle loro resistenza
all'integrazione con i Mainlanders. Le reazioni dal web sono
state solidali in Cina, mentre hanno innescato una reazione
speculare ad Hong Kong. Un autofinanziamento tra i cittadini
ha prodotto un'inserzione su un diffuso quotidiano che non
ha esitato a definirli "locuste", dando luogo altresi' a
blog, canzoni, risentimento nella percezione corrente e
dominante. Dopo le proteste, l'inserzione chiamava il
Governo di Hong Kong ad agire per risolvere la situazione.
Al di la' del clima infuocato, e' proprio questo l'argomento
cardine da analizzare: quanto Hong Kong puo' decidere il
proprio destino, quali sono i margini di manovra che il suo
statuto speciale le concede? Secondo la Basic Law, il Chief
Executive e' scelto per votazione da un Comitato che
raggruppa solo 1.200 persone. Esse vengono selezionate tra
le piu' influenti, ricche, conosciute e principalmente non
ostili alla Cina. Il candidato segnalato dal PCC risulta
dunque sempre eletto, pur essendo un cittadino di Hong Kong.
Per il prossimo mandato la scelta di Pechino e' caduta su
Henry Tang. Figlio di un ricco mercante tessile, Tang ha
incrementato sia la sua fortuna che i rapporti amichevoli
con la RPC. E' colto, brillante, conosciuto per la
raffinatezza del suo stile di vita. E' stato tuttavia oggetto
di indagini giornalistiche che ne hanno minato la
credibilita' presso l'opinione pubblica. Comportamenti non
sobri, dispute familiari e soprattutto la scoperta di un
"palazzo sotterraneo" nella sua residenza ne hanno messo in
evidenza la lontananza dalla vita dei suoi concittadini.
Quella che Tang aveva definito "un buco per terra dove
riporci le cose", era in realta' uno spazio molto vasto - piu'
grande del 90% degli appartamenti di Hong Kong - con una
cantina di vini preziosi, una sauna, una sala di proiezione.
Sara' difficile fronteggiare le accuse dell'altro candidato,
C.Y.Leung, che sta improntando una campagna elettorale
diretta all'opinione pubblica preoccupata dagli effetti
della crisi e della perdita di quella eccentricita' che con
pregi e difetti aveva caratterizzato Hong Kong. L'ambizione
di Leung sara' probabilmente sconfitta con questo sistema
elettorale limitato a 1.200 elettori, ma quando nel 2017 il
suffragio universale per i 7 milioni di abitanti sara'
attivo, le sue chance di essere eletto Chief Executive
saranno sicuramente migliori.

* presidente di Osservatorio Asia

(RADIOCOR) 27-02-12 16:32:09 (0271)news,ASIA 5 NNNN