"GRAVE RISCHIO DEFAULT" PER IL 23% DEL DEBITO LOCALE
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"GRAVE RISCHIO DEFAULT" PER IL 23% DEL DEBITO LOCALE

"GRAVE RISCHIO DEFAULT" PER IL 23% DEL DEBITO LOCALE

Finanza
"GRAVE RISCHIO DEFAULT" PER IL 23% DEL DEBITO LOCALE
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Pechino, 26 lug.- Arrivano le prime stime sul livello di indebitamento delle amministrazioni locali, un rompicapo che da mesi sta occupando le banche e il governo di Pechino: secondo lo scoop pubblicato oggi da New Century –settimanale in lingua cinese edito dal gruppo Caixin, che in passato si è sempre distinto per inchieste economiche controcorrente- circa il 23% dei 7660 miliardi di yuan (875 miliardi di euro) prestati dagli istituti di credito cinesi alle Local Investment Companies è "a grave rischio di default". Il New Century Weekly cita un'indagine della China Banking Regulatory Commission – l'authority bancaria di Pechino- discusso a porte chiuse la scorsa settimana, e sostiene anche che solo il 27% dei progetti lanciati dai governi locali cinesi stia generando gli utili necessari per  ripianare i debiti contratti, mentre per il restante 50% le banche saranno costrette a esigere gli asset presentati dalle amministrazioni a garanzia dei prestiti. Per comprendere appieno la portata della notizia- che la CBRC non ha commentato- bisogna fare un passo indietro e addentrarsi nella dinamica che nell'ultimo anno ha portato alla ribalta le Local Investment Companies: l'ormai celeberrimo stimulus package da 4mila miliardi di yuan è stato varato dal governo centrale per fronteggiare la crisi globale nel novembre 2008, con scadenza alla fine del 2010. Attenzione però: solo 1180 miliardi sono forniti effettivamente da Pechino, mentre il resto ricade sulle spalle di governi locali come province, contee, municipalità, eccetera. Il pacchetto straordinario, inoltre, è solo parte di una più ampia rete di misure economiche che era stata prevista prima dello scoppio della crisi, e che ammonta a circa 20mila miliardi di yuan. Come stanno facendo le amministrazioni locali, molte delle quali si trovano in situazione di deficit e che per legge non possono raccogliere finanziamenti oltre un certo limite, a onorare gli impegni? La norma è stata aggirata con la creazione delle Local Investment Companies: si tratta di agenzie semipubbliche i cui rappresentanti sono quasi sempre gli stessi funzionari che guidano l'ente locale. Una volta costituita la propria LIC, il governo locale emette dei bond o si presenta alle banche fornendo come garanzia il più importante asset in suo possesso: la terra, che, notoriamente, in Cina è proprietà dello Stato,e ottiene in cambio dei fondi per la realizzazione di progetti immobiliari e infrastrutture. Si stima che nell'ultimo anno siano sorte più di 8mila LIC, ma l'effettiva mole di fondi ottenuta con questo sistema è oggetto di dibattito: se i dati ufficiali, infatti, sostengono che la cifra corrisponda a 7660 miliardi di yuan, ricercatori indipendenti come il professor Victor Shih della Northwestern University dell'Illinois – che si occupa del fenomeno da mesi- ritengono che si sia andati ben oltre questa somma. "La mia conclusione è che il debito attuale delle amministrazioni locali cinesi ammonti a 11428 miliardi di yuan- ha dichiarato Shih ad AgiChina24 nel mese di marzo -che diventeranno 12767 miliardi per la fine del 2011. Si tratta di una cifra che costituisce circa 7-8 volte le entrate fiscali 2011 e che, sommata alla situazione del governo centrale ,ci porta alla conclusione che il rapporto debito/PIL di Pechino sia molto superiore di quanto appaia sulla carta: ritengo infatti che il reale rapporto debito pubblico/PIL della Cina nel 2009 sia stato del 71%, e che nel 2011 raggiungerà facilmente quota 96%, contro stime come quelle del Fondo Monetario Internazionale che non vanno oltre il 22%. Voglio anche sottolineare che ogni tipo di terra è stato fornito come garanzia, dagli appezzamenti più remoti a quelli sui quali sorgono già case, uffici, eccetera".Altri analisti, più ottimisti, ritengono che  il rapporto debito pubblico/PIL in Cina si aggiri effettivamente intorno al 20%, e che pertanto il governo possa assumersi i crediti in sofferenza delle banche, le quali peraltro l'anno scorso aumentarono il volume di prestiti su suo impulso. Secondo Ting Lu, economista di Bank of America Merrill Lynch, i crediti veramente a rischio non superano i 500 miliardi di yuan. La China Banking Regulatory Commission, che nell'aprile scorso aveva ordinato un'indagine approfondita, non ne ha pubblicato i risultati e tace sul reportage del New Century Weekly. "Il livello di indebitamento delle amministrazioni locali e il settore immobiliare continuano a rappresentare una sfida per le banche cinesi" si è limitato a dichiarare il presidente di CBRC Liu Mingkang in una nota ufficiale. Il mistero delle LIC continua.
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