« Così si compete ad armi pari»
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« Così si compete ad armi pari»

« Così si compete ad armi pari»

Gli imprenditori. Franco Mandrefini (Confindustria Ceramica) e Alfonso Panzani (Cet)
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MILANO
Essere favorevoli ai dazi antidumping non vuol dire necessariamente essere protezionisti: «Soprattutto per noi, esportatori per vocazione, e quindi tifosi dell'apertura dei mercati, significa poter competere ad armi pari». A parlare è Franco Manfredini, imprenditore, presidente di Confindustria Ceramica e di Casal Grande Padana, a commento delle notizie provenienti da Bruxelles. I dazi definitivi, per un periodo di 5 anni, all'import di piastrelle dalla Cina, è una boccata d'ossigeno per un'industria nazionale che ha pur sempre un primato mondiale da difendere: «Per carità, siamo favorevoli alla globalizzazione, ne siamo grandi beneficiari, ma è un processo - prosegue Manfredini - che ha portato e porta con sé distorsioni e anomalie».
E una di queste distorsioni potrebbe davvero essere stata, almeno in parte, l'ingresso della Cina nella Wto, ritenuta prematura per un'ovvia asimmetria di trattamento: «Faccio sempre, in proposito, l'esempio di una partita di calcio dove soltanto a una squadra è concesso il fuorigioco. Scommettiamo che il risultato finale sarà falsato?». Ed era quanto stava succedendo all'industria ceramica italiana in questi ultimi anni, sottoposta come altre in Europa all'onda d'urto dell'import made in China. Non una cosa stratosferica in volumi - circa il 7% dei consumi europei - ma in crescita rapidissima e con un effetto devastante sui prezzi: «La compressione dei margini - dice Manfredini - è una sciagura perché impedisce alle aziende di investire, di scommettere sul futuro».
Il voto sulla proposta definitiva della Commissione, in sede di comitato antidumping, ha visto una consistente maggioranza europea, 15 contro 10, favorevole all'imposizione dei dazi definitivi. Qui la discriminante geopolitica è stata tra i Paesi dell'Europa centrale e meridionale, con una solida e diffusa base manifatturiera da difendere, e quelli del Nord, guidati dalla Gran Bretagna, decisamente meno interessati alla difesa di un patrimonio produttivo nazionale ormai sfilacciato.
Anche Alfonso Panzani, presidente di Cet, la Federazione europea degli industriali delle piastrelle di ceramica, e di Gruppo Ceramiche Ricchetti, è soddisfatto. E definisce il documento col quale Bruxelles imporrà i dazi alla Cina come il risultato «di un impegno diffuso e importante, che ha avuto il pregio di sottolineare la grande coesione messa in campo dai diversi protagonisti dell'industria europea del settore».
Anche per lui la decisione, sulla quale dovrà essere apposto il timbro politico del Consiglio europeo, non ha nulla a che vedere con le tentazioni protezionistiche, ma «rappresenta l'applicazione di una misura volta a ripristinare le corrette condizioni di mercato, e non altro».
Più in generale simili orientamenti, che fanno capo ad Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea, responsabile di Industria e imprenditoria, vengono visti come la variabile commerciale di una politica industriale il cui obiettivo è la salvaguardia e lo sviluppo della manifattura in Europa.
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11/08/2011
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