### Cina: salvare gli altri per salvare se stessa - TACCUINO DA SHANGHAI
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### Cina: salvare gli altri per salvare se stessa - TACCUINO DA SHANGHAI

### Cina: salvare gli altri per salvare se stessa - TACCUINO DA SHANGHAI

di lettura

*di Alberto Forchielli

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 28 nov - Puo' la Cina
non essere "sinocentrica"? E' possibile per il "Regno di
Mezzo" non mettersi al centro dei propri interessi? La
storia suggerisce una risposta negativa. Un paese coeso,
forte della propria cultura, intriso di nazionalismo, trova
naturale immaginare se stesso come l'alfa e l'omega della
sua politica. La globalizzazione tuttavia ha cambiato i
parametri anche per la Cina. Un paese riflesso sulla sua
sinitudine ora e' il perno di una nuova economia globale, un
attore potente ed essenziale. Gli si chiede un maggior
impegno sul versante internazionale, un ruolo confacente al
suo status ed ai suoi risultati. Questa richiesta e' genuina
o strumentale al superamento della crisi, dettata dunque
dagli stessi interessi nazionali che la Cina e' accusata di
perseguire? Pechino ricorda la sua esclusione dal G8, una
palese contraddizione che formalmente ancora dura. Soltanto
la Presidenza Obama e' riuscita a consegnare alla cronaca
l'assise dei paesi industrializzati e sostituirla con un piu'
rappresentativo G20. In realta' nell'esclusione della Cina si
coniugavano sia l'arroganza occidentale che l'autoreclusione
del gigante asiatico. Ora la Cina conosce la crisi solo
indirettamente. La minaccia e' concreta, anche se Usa ed
Europa sono stati colpiti gia' dal 2007. A chi la spinge a
non rimanere ai margini del consesso decisionale, Pechino
mostra i risultati raggiunti e chiede tempo. Se e' vero che
la seconda economia al mondo controlla pienamente il valore
della sua moneta ed ha un sistema finanziario opaco, e'
comunque innegabile che la Cina non sia mai stata cosi'
inserita nell'arena mondiale nella sua storia recente.
Sembra una contraddizione detenere le piu' grandi riserve al
mondo (acquisite comprando titoli stranieri) e decidere
unilateralmente come utilizzarle. Pechino pero' ricorda i
sacrifici della sua popolazione nel privilegiare i risparmi
rispetto ai consumi e rivendica il diritto di gestire i
propri asset. E' conosciuta, e formalmente indiscutibile, la
sua critica alle economie occidentali che hanno vissuto per
decenni al di sopra delle loro possibilita'. A chi inoltre
sottolinea il ruolo predatorio della Cina in Africa, Pechino
ricorda che le responsabilita' coloniali vanno ricercate in
Europa e che il suo intervento e' basato sugli interessi
reciproci e sulla collaborazione allo sviluppo. La Cina
sembra dunque sottoposta a una doppia critica. Da una parte
e' accusata di scarsa iniziativa internazionale; dall'altra
le sue azioni sullo scenario globale portano il marchio
indelebile dei suoi esclusivi interessi nazionali.
Verosimilmente, se l'ascesa del paese non fosse stata
guardata con timore nelle cancellerie occidentali, Pechino
non si sarebbe rivolta all'Asia orientale, all'America
latina, all'Africa. In conclusione, una marginalizzazione
della Cina e' ingiusta, anacronistica, impossibile. I
risultati a cui ha condotto la dissennata politica del G8
sono sotto gli occhi di tutti. Anche la Cina pero' ne ha
tratto vantaggio, perche' nell'isolamento ha continuato a
crescere senza interferenze. La crisi ha reso impossibile la
continuazione di questa separatezza, dell'incongruenza di un
paese campione della globalizzazione, ma ancorato alla sua
autoreferenzialita'. La Cina dovra' necessariamente
continuare nella politica di riforme interne e di
coinvolgimento internazionale. Non e' automatico che vi
riesca. Lo scorrere del tempo non e' sempre a suo favore.
Dovra' prendere delle decisioni importanti perche' sta
scoprendo che "l'altro mondo" in crisi non e' un vantaggio
per la Cina. La Cina dovra' anche decidere chiaramente se
appoggiare l'euro. Vorrebbe farlo, ma la confusione che
regna in Europa, scoraggia ogni ragionevole iniziativa. Ma
sarebbe sufficiente che si pronunciasse e che condizionasse
il suo appoggio alla realizzazione di azioni concrete da
parte dei politici europei che questo gia' sarebbe un
importante contributo agli equilibri del mondo globale. Per
la prima volta Pechino ha compreso che per salvare se stessa
deve aiutare gli altri paesi.
*presidente di Osservatorio Asia

(RADIOCOR) 28-11-11 17:40:45 (0322)news,FE,CINA,ASIA 5 NNNN
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