### Cina: rivalutare lo yuan per frenare la dollaro-dipendenza - TACCUINO DA SHANGHAI
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### Cina: rivalutare lo yuan per frenare la dollaro-dipendenza - TACCUINO DA SHANGHAI

### Cina: rivalutare lo yuan per frenare la dollaro-dipendenza - TACCUINO DA SHANGHAI

di lettura

di Alberto Forchielli *

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 16 ago - La reazione
della Cina al declassamento del debito Usa da parte di
Standard&Poors e' stata affidata ad un editoriale al vetriolo
dell'Agenzia Xin Hua, vero portavoce del governo. La sua
sintesi non lascia spazio a dubbi: "Non si dovrebbe violare
il principio del buon senso di vivere nel limite dei mezzi a
disposizione". E' un invito che sembra trascurare l'impatto
delle tabelle, dei grafici, dell'interazione tra le parti.
Si richiama all'ordine del risparmio, dell'impossibilita' di
ipotecare il proprio e l'altrui futuro per foraggiare un
presente di consumi e consensi. In conclusione, gli Stati
Uniti dovrebbero abbandonare la loro "peccaminosa dipendenza
dal credito". Nelle parole cinesi possono rintracciarsi -
come in ogni situazione complessa - preoccupazione,
nazionalismo, propaganda negoziale. Salire in cattedra ed
impartire lezioni e' permesso a Pechino dall'ordine dei suoi
conti. Rispetto a un rapporto debito/Pil dell'87% di
Washington (80% per Londra, 210% per Tokyo), la capitale
cinese ne dichiara ufficialmente un valore del 17%. Questa
percentuale, unita ai vigorosi asset all'estero e alle
incoraggianti prospettive economiche, le sono valse
l'innalzamento dei rating di S&P e Moody's. Tuttavia la
reale dimensione del debito di Pechino e' verosimilmente
molto maggiore. Gli analisti divergono nella percentuale
finale, ma sono tutti d'accordo nel rilevare
l'inattendibilita' delle stime ufficiali. Calcolando i debiti
delle amministrazioni locali e gli NPL delle banche, alcuni
economisti occidentali si avventurano a stimare un rapporto
debito/Pil fino all'80%. E se anche fosse, sarebbe comunque
gestibile, considerando la forte crescita del Pil cinese e
la crescita ancora piu' importante delle sue entrate fiscali
intorno al 30% p.a. Se effettivamente la posizione cinese
non e' cosi' solida, la sua esposizione alla crisi
internazionale e' causa di maggiori ansie. Il valore del
dollaro ne e' l'emblema piu' immediato. Dopo l'accordo nel
Congresso Usa per il nuovo tetto di spesa e' possibile che la
Federal Reserve proceda ad una nuova emissione di denaro nel
sistema. Si tratterebbe di un Q3, il cosiddetto "terzo
quantitative easing", con l'obiettivo di sostenere la
domanda interna. I tassi di interesse a breve sono infatti
gia' prossimi allo zero e le banche concedono prestiti con
prudenza. Inoltre, questa volta il Q3 servirebbe non tanto a
ripagare i debiti delle famiglie o delle aziende, ma dello
stesso Stato. In un anno pre-elettorale e con il capestro
della disoccupazione a Washington vengono lasciate poche
opzioni. Tuttavia l'emissione di dollari avrebbe effetti
negativi per la Cina. L'inflazione, gia' difficile da
controllare, riprenderebbe la sua corsa, soprattutto per la
componente legata alle materie prime. Cio' indurrebbe la Cina
a riprendere politiche monetarie restrittive che
penalizzerebbero la crescita proprio dove si manifesta piu'
dinamica. Sarebbe soprattutto colpito il valore del dollaro.
Chi, come la Cina, detiene dollari per oltre la meta' delle
sue riserve (in totale circa 3.200 miliardi), vede con
terrore un'altra iniezione di dollari dopo le prime due
(+2.000 miliardi). Pechino non avrebbe altra soluzione che
continuare ad acquistare biglietti verdi, soddisfacendo i
desideri di Washington, per non far svanire i suoi risparmi.
Oppure rivalutare lo yuan che e' salito la settimana scorsa
ai suoi valori massimi. Una corrente di pensiero molto forte
all'interno dell'establishment finanziario cinese invoca a
gran voce una rivalutazione dello yuan per frenare
l'eccessiva accumulazione di valuta di dubbio valore e per
favorire la capacita' di acquisto dei cittadino, frenando
contestualmente l'inflazione senza ricorrere a ulteriori
strumenti restrittivi di politica monetaria. E' una
situazione paradossale che nell'economia globale sembra
accettata per non procurare maggiori disequilibri. La Cina
sa bene che le armi della concorrenza economica non sono
sufficienti a correggere questa eccentricita'. Il terreno si
sposta ineludibilmente sulla diplomazia politica. Non a caso
l'editoriale di Xin Hua conclude con coerenza: "Si dovrebbe
introdurre una supervisione internazionale sull'emissione di
dollari. Inoltre e' possibile considerare l'introduzione di
una riserva globale di sicurezza per evitare una catastrofe
procurata da una sola moneta". E' una richiesta diretta e
drammatica, in ogni caso meno irrealista di quanto si
pensasse alcuni anni fa, prima della crisi.

* presidente Osservatorio Asia



(RADIOCOR) 16-08-11 15:18:49 (0181)news,ASIA 5 NNNN
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