### Cina: la crisi rilancia l'immagine del Dragone minaccioso

di Alberto Forchielli*

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 16 gen - La crisi
sembra approfondire la paura della Cina. Le rilevazioni
internazionali - studi comparati ed approfonditi - rilevano
che il paese asiatico e' visto sempre piu' come un Dragone
minaccioso che come un Panda amichevole. Le variazioni
rispetto ad alcuni anni fa fanno pendere l'ago della
bilancia sul versante negativo. Sono sempre di piu' i paesi
che complessivamente abbinano la crescita della Cina ad un
minaccia. Sembra sbiadire la percezione di un paese amico
dei consumatori e dei distributori, con l'offerta
generalizzata di prodotti di buona qualita' a prezzi
contenuti. Prevale invece la serie di immagine negative: il
vantaggio di competere senza rispettare gli standard di
lavoro e ambientali, l'imitazione dei prodotti, il cambio
del Rmb tenuto artificialmente alto. Per alcuni importanti
paesi asiatici, in particolare India e Giappone, le
rilevazioni acuiscono una tradizione di contrasti difficile
da eliminare. Il peggioramento dell'immagine si registra
soprattutto nei paesi industrializzati, cioe' nel Nord
America ed in Europa. Li' sta prevalendo l'idea di una Cina
che agisce spietata nella concorrenza. E' il luogo della
delocalizzazione, e quindi responsabile della chiusura di
stabilimenti in patria. Le aziende dei paesi sviluppati
trovano difficile sia vendere sul mercato interno che
esportare; la scorciatoia per la sopravvivenza e' spostare la
produzione proprio in Cina. Rimangono intatte le percezioni
negative sulla qualita' dei prodotti, sulla contraffazione,
sulla sicurezza alimentare. Quest'ultimo aspetto e'
particolarmente sentito in Italia, dove l'ascesa della Cina
e' avvertita con la maggiore preoccupazione al mondo. Non
sono estranee le abitudini alimentari del nostro paese ed il
ruolo che il cibo riveste nella vita giornaliera.
L'adulterazione, dei prodotti cosi' come dei farmaci, e'
considerata piu' pericolosa perche' direttamente nociva alla
salute. Rimangono invece stabili le critiche legate alla
societa' cinese: la mancata riforma del sistema politico, il
problema dei diritti umani, la liberta' di espressione.
Queste rilevazioni trovano la loro origine in un altro
aspetto messo in evidenza dalle ricerche: la percezione del
Regno di Mezzo all'estero e' prevalentemente economica. La
Cina dei record prevale, almeno nell'immaginario collettivo,
su quella della storia, della cultura, dell'arte. I media si
interessano della Cina proiettata nel futuro, spesso con
impostazioni sensazionalistiche che incutono timore nei
cittadini. Se l'economia dunque e' il metro prevalente di
giudizio, non desta sorpresa l'affermazione di sentimenti
come l'incertezza e la paura. Da essi discende
automaticamente un rigetto della crescita cinese, come se
questa avvenga necessariamente ai danni di altri paesi.
Pechino e' cosciente che questa situazione non e' addebitabile
soltanto all'Occidente. Per tanti anni ha ambito alla
crescita del Pil nella convinzione che questa fosse la cura
di ogni effetto collaterale. Ha affidato all'economia la
propria proiezione interna ed internazionale. Nel primo caso
ha ricavato consenso, nel secondo rispetto. Ma non ha
conquistato i cuori e la mente dei cittadini, non ha offerto
un'immagine rassicurante dei suoi successi. Ha proposto un
modello inimitabile di affermazione, a vantaggio di se' e
della sua supremazia. Quando all'esterno la crisi ha
falcidiato le sicurezze, e' stato immediato, ancorche' spesso
superficiale, identificare il pericolo con la Cina. Il paese
si trova quindi nella necessita' di far crescere il suo 'soft
power' per migliorare la sua immagine. Non sara'
un'operazione ne' breve, ne' facile. Soprattutto non potra'
essere affidata alle stesse leve di comando che ragionano in
termini di forza, di grafici e di tabelle.

*Presidente di Osservatorio Asia

(RADIOCOR) 16-01-12 18:37:15 (0307)news,ASIA 5 NNNN