### Cina: la censura domina ancora ma le maglie si allargano - TACCUINO DA SHANGHAI
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### Cina: la censura domina ancora ma le maglie si allargano - TACCUINO DA SHANGHAI

### Cina: la censura domina ancora ma le maglie si allargano - TACCUINO DA SHANGHAI

di lettura

di Alberto Forchielli*

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 02 nov - La classe
dirigente cinese detiene ancora il monopolio della verita'?
Le nuove forme di comunicazione lo stanno scalfendo?
Soprattutto: cosa puo' fare Pechino, cosa si puo' aspettare la
Cina? Il dibattito nelle segrete stanze del potere non e' piu'
circoscritto; al contrario investe ampi strati della societa'
che finora dell'informazione erano stati utenti passivi.
Oggi invece la conoscenza avviene tra canali nuovi e chi la
riceve ne e' contemporaneamente il produttore. Tuttavia il
PCC e' ancora strutturato, almeno ufficialmente, su un rigido
controllo dell'informazione, che impedisce la nascita di
verita' plurale. L'unica accettata e' quella ufficiale, la
censura ancora domina, la sua scure non si arrugginisce.
Dalla stampa alla tv, dal cinema all'arte, il dominio e'
ancora fortissimo. Pero' la gabbia che intrappola la
circolazione delle idee mostra maglie sempre piu' larghe.
Ormai i 500 milioni di internauti, i miliardi di Sms e
microblog, un giornalismo investigativo non intimidito,
indeboliscono il monopolio della verita'. Pechino non riesce
a contenere questo flusso, lo sopporta ma e' stato finora
incapace di gestirlo. Molto probabilmente i suoi dirigenti
sono rimasti ancorati all'unicita' della verita', quella che e'
utile alla causa. Il ritornello sembra incantato: se si
accettano dissenso, interpretazioni diverse, verita'
alternative, l'instabilita' diventa un pericolo, un
precipizio sul quale la Cina di oggi non puo' permettersi di
camminare. Si ragionava cosi' con stile sovietico, quando si
cancellavano i nomi delle strade, dei fiumi, degli stadi
intitolati a eroi caduti in disgrazia. Dopo l'arresto della
Banda dei Quattro, nel 1976 alla morte di Mao Ze Dong, le
loro figure sono state letteralmente cancellate dalle foto
ufficiali, una versione primitiva di abrasione di pixel. Liu
Shao Qi, ex Presidente della Repubblica, era stato deposto
da tutti gli incarichi, cancellato dalla vita pubblica,
accusato di ogni male in un'interpretazione tragica e
ridicola della propaganda. Il caso piu' eclatante rimane
quello di Tian An Men, dove l'uccisione dei manifestanti non
ha condotto a rimorsi, scuse, revisioni della verita'
ufficiale: si e' trattato di un complotto
controrivoluzionario e l'esercito e' intervenuto per
difendere i destini della Cina. Queste verita' sono state
smentite nei fatti e sono sempre piu' flebili nella
popolazione. Il dubbio e' palese, viene espresso nelle
immagini ma non nelle prese di posizione. Liu Shao Qi e'
ricordato ora come un vecchio comunista, compagno di Mao, al
quale compare accanto nelle banconote. Wen Ja Bao, che era
nella frazione dialogante del Pcc prima dell'intervento a
Tian An Men, ora e' Primo Ministro. Molti altri intellettuali
sono stati recuperati in posti di prestigio. Pechino
dimostra saggezza nel non disperdere i talenti migliori, ma
ancora non ha la forza di correggere le proprie posizioni.
Non riuscire ad accettare verita' diverse da quelle ufficiali
e' allo stesso tempo una manifestazione di forza e di
debolezza. La prima si esprime con la repressione e la
censura, con la chiusura dei blog e dei siti scomodi. Ma
ugualmente dimostra che continuare questa impostazione non e'
ne' lungimirante ne' produttivo. Se un regime ha paura di
opinioni diverse, di una verita' articolata, dimostra la sua
rigidita' ed in fondo la sua distanza dalla coscienza
collettiva. Il dibattito si e' aperto su come conciliare
stabilita' e pulsioni della societa' civile a non essere piu'
considerati sudditi da indottrinare e guidare. Alcune
settimane fa, un video arrivato in rete e poi nella TV di
Stato ha scandalizzato il paese. A Foshan una bambina e'
stata stritolata da un pullmino e lasciata agonizzante sulla
strada a lungo, tra automobilisti e passanti disinteressati.
L'emozione dei cittadini e' stata altissima, il dibattito
infinito, la partecipazione appassionata. E' questo il prezzo
da pagare alla Cina dei record? La corsa frenetica imposta
alla vita quotidiano fa dimenticare i valori fondamentali?
Anni fa, il video non sarebbe stato visto, e neppure sarebbe
esistito. Ora circola e pone domande inquietanti. Se la Cina
sapra' dare risposte convincenti, se sapra' accettare
contraddizioni e scoprire verita' scomoda, avra' raggiunto un
altro traguardo, non monetizzabile ma decisamente piu'
importante.

* presidente di Osservatorio Asia

(RADIOCOR) 02-11-11 10:58:12 (0116)news,FE,CINA,ASIA 5 NNNN
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