### Cina: amica dell'Italia ma non salvatrice della Patria - TACCUINO DA SHANGHAI
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### Cina: amica dell'Italia ma non salvatrice della Patria - TACCUINO DA SHANGHAI

### Cina: amica dell'Italia ma non salvatrice della Patria - TACCUINO DA SHANGHAI

di lettura

di Alberto Forchielli*

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 20 set - Sono durate lo
spazio di un mattino le aspettative di un intervento cinese
per salvare il debito italiano od addirittura quello
europeo. La diffusione delle illusioni, tanto ingenua da
sembrare manovrata, e' stata smentita dagli analisti e dalle
dichiarazioni del primo ministro Wen Ja Bao. Espressioni
come "i paesi devono assumersi le loro responsabilita' e
mettere ordine al loro interno" e "Le nazioni sviluppate
devono adottare politiche fiscali e monetarie che siano
responsabili" non lasciano spazio a dubbi. La Cina non sara'
il cavaliere bianco che salvera' l'Italia e l'Europa. Pechino
deve inoltre fronteggiare un'opinione pubblica piu'
nazionalista della propria leadership. E' difficile spiegare
perche' i risparmi dei cittadini debbano essere utilizzati
per salvare Stati lontani, percepiti come ostili alla Cina e
in alcuni casi responsabili anche del colonialismo che ha
ferito il paese. Sarebbe piu' opportuno, per molti, concedere
spazio alla domanda interna, riformare il welfare, aumentare
i salari. Eppure la Cina ha una forte attenzione verso
l'Italia e l'Europa e la stabilita' dell'euro e' un suo
interesse oggettivo. Consente di diversificare l'utilizzo
delle risorse, con un'alternativa redditizia al dollaro. Un
euro forte garantisce le esportazioni verso il vecchio
continente. Ad esso, inoltre, la Cina ha almeno due cose da
chiedere: la fine dell'embargo delle armi e la concessione
dello status di "economia di mercato" da parte della Ue.
Questa condizione consentirebbe alle aziende cinesi di
limitare o evitare ricorsi a loro avversi al Wto per
pratiche commerciali scorrette. L'Europa e' al contrario
molto attenta a esaminare questi comportamenti a difesa
delle proprie aziende. Esistono margini per negoziare.
L'Italia potrebbe costituire un passo avanti per Pechino,
una leva politico-economica verso l'Europa continentale. Per
il momento e' comunque piu' probabile che la Cina guardi alla
Penisola per acquistare asset a prezzo di saldo. Le
dimensioni della nostra economia sono ragguardevoli, la
qualita' delle imprese molto spesso elevata. Esistono i
gioielli di famiglia - le utilities, l'energia - la
tecnologia di molte aziende meccaniche, i marchi piu' famosi
del Made in Italy. Vanno poi considerati gli asset piu'
materiali, le infrastrutture, le costruzioni, gli impianti
per il turismo. E' quindi probabile che un eventuale
interesse cinese si diriga ora verso l'economia reale. Anche
se i tassi d'interesse dei titoli sono alti rispetto a
quelli tedeschi, l'alto spread potrebbe essere visto come
una debolezza. Per tradizione e per scelta, Pechino
privilegia la prudenza, la sicurezza, la stabilita'.
Quanto all'orientamento italiano sarebbe opportuno un
approccio pragmatico e non ideologico. Determinare se la
Cina sia un paese amico o nemico, una minaccia o
un'opportunita' e' un falso problema, un dibattito vecchio e
sterile. Contano gli interessi dei paesi, difesi con
coerenza e trasparenza. Da parte cinese, la posizione e'
perfino brutale nella sua chiarezza. La promozione a rango
di "economia di mercato" e' prevista automaticamente per il
2016. Per Wen Ja Bao "se le nazioni europee dimostrassero la
loro migliore disposizione con parecchi anni in anticipo,
cio' si rifletterebbe nella nostra amicizia".

* Presidente di Osservatorio Asia

(RADIOCOR) 20-09-11 13:40:07 (0187)news 5 NNNN

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