### Cina: a Wukan un test politico per la dirigenza di Pechino - TACCUINO DA SHANGHAI
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### Cina: a Wukan un test politico per la dirigenza di Pechino - TACCUINO DA SHANGHAI

### Cina: a Wukan un test politico per la dirigenza di Pechino - TACCUINO DA SHANGHAI

di lettura

da Alberto Forchielli*

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 29 dic - L'esperimento
della "Comune di Wukan" appare al tramonto, senza
spargimento di sangue ma con una soluzione negoziata e
indolore. Dopo 10 giorni di autogoverno e tre mesi di
tensione sono state rimosse le barricate che, almeno
simbolicamente, impedivano l'ingresso delle forze
dell'ordine in citta'. I manifestanti che la tenevano in
pugno si sono arresi, non senza avere avuto importanti
garanzie. Non ci sara' punizione per gli eletti dai
cittadini; la morte di uno dei primi manifestanti - deceduto
in circostanze oscure durante un interrogatorio della
polizia - sara' oggetto di un'indagine per appurare i
responsabili; i dimostranti arrestati saranno rilasciati.
Gli abitanti di Wukan, una cittadina dell'entroterra del
Guangdong, hanno improntato scene di giubilo per una
soluzione che appare una loro vittoria. Le forze dell'ordine
non sono intervenute per reprimere una rivolta, l'esempio
piu' eclatante di una miriade di proteste che attraversano
minacciose la Cina. L'esplosione della collera popolare,
iniziata a settembre, era un tipico esempio di risposta
all'arroganza del potere. Terreni dei contadini erano stati
requisiti o pagati con cifre irrisorie, per essere poi
acquisiti da societa' immobiliari che ne avrebbero tratto
profitti giganteschi. Anche in questo caso, la complicita'
tra imprenditori senza scrupoli, funzionari corrotti,
esponenti di partito senza ideali, banchieri complici, era
stata ben visibile, quasi imposta nella sua brutalita'. Ad
una prima manifestazione di protesta era seguita la morte di
uno dei suoi capi. Dall'11 dicembre la popolazione e' insorta
e la vecchia dirigenza cacciata. L'autogestione cittadina,
iniziata con grande passione, e' subito apparsa sotto i
riflettori internazionali e l'attenzione dei social network
cinesi. Due conclusioni possono trarsi dalla vicenda. La
prima attiene al numero degli "incidenti" che costellano la
Cina, 180.000 nel 2010 secondo stime verosimili e
accreditate. Non e' tanto loro valore assoluto a
preoccupare, quanto l'incremento costante. L'insoddisfazione
per l'ingiustizia, le disuguaglianze, l'opacita' delle
decisioni, i privilegi della nomenklatura sono ormai
impossibili da nascondere. Le denunce si moltiplicano, ma
talvolta sono il pretesto per la repressione. I dirigenti
delle amministrazioni locali esercitano il potere con
severita' coniugata a interessi personali e cio' si ripercuote
sulle proprieta' dei cittadini indifesi. A Wukan la loro
protesta non era contro la politica di Pechino, ma in difesa
dei loro interessi calpestati dall'avidita' di un guadagno
immediato e illegale. Non meno importante, dalla vicenda
sembra provenire un messaggio di pacificazione. Le forze di
polizia non sono intervenute per reprimere, preferendo
aspettare la decantazione della tensione. Poi hanno
negoziato una soluzione, ispirate senza dubbio da direttive
politiche. Senza sconfessare i dirigenti locali - e senza
rinunciare al diritto di intervenire - Pechino ha scelto una
soluzione nuova e meno violenta. E' possibile che le proteste
siano troppo estese per poterle stroncare; forse il
malessere che emerge da Wukan e' un sintomo piu' profondo di
scontento. La dirigenza cinese sembra alternare repressione
e dialogo, bastone e carota. Puo' essere contemporaneamente
un segnale di debolezza e di maturita'. La sua ambizione e' di
usare una piccola citta' del Guangdong per riformarsi,
eliminando i suoi esponenti piu' compromessi e contestati. E'
sempre piu' evidente come questa sia l'unica soluzione per
legittimare il proprio potere, di fronte a proteste ormai
incontrollabili per radicalita' e diffusione.
* Presidente di osservatorio Asia

(RADIOCOR) 29-12-11 15:38:53 (0202)news,FE,CINA,ASIA 5 NNNN

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