"CASO ZENGCHENG": IN PRIGIONE SEI RIVOLTOSI
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"CASO ZENGCHENG": IN PRIGIONE SEI RIVOLTOSI

"CASO ZENGCHENG": IN PRIGIONE SEI RIVOLTOSI

Politica interna
"CASO ZENGCHENG": IN PRIGIONE SEI RIVOLTOSI
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Pechino, 12 lug.- Dietro le sbarre sei rivoltosi della sommossa di Zengcheng. Lunedì la Corte del Guangdong ha dichiarato i sei uomini colpevoli di aggressione a pubblico ufficiale e distruzione di veicoli condannandoli a un periodo di detenzione che va dai nove mesi ai tre anni e mezzo.

 

La sommossa scoppiata intorno alla metà di giugno a Zengcheng, uno dei maggiori centri di produzione tessile della regione, era giunta in risposta alle presunte percosse subite da una venditrice ambulante incinta, maltrattata e allontanata a spintoni dalla polizia locale. Il risentimento della classe operaia non si è smorzato con le dichiarazioni rilasciate ai media cinesi dal marito della donna che rassicurava sullo stato di salute di moglie e figlio. Per tre giorni gli scontri hanno letteralmente messo a ferro e fuoco la città trasformandola nel principale focolaio di rivolta mai scaturito nella provincia da molti anni a questa parte.

 

Ieri il verdetto della corte del Guangdong ha colpito soprattutto Li Zhonghuang condannato a tre anni e mezzo per aver aizzato in prima persona uno stuolo di ribelli armati di pietre a per aver dato alle fiamme alcuni veicoli parcheggiati. Soltanto due anni invece per Zhao Jiufu colpevole di aver aggredito e lanciato dei sassi contro la polizia impegnata nel tentativo di mantenere l'ordine. Entrambi gli imputati hanno confessato il reato. Inoltre, secondo quanto dichiarato dall'agenzia di stampa Xinhua, la scorsa settimana il governo aveva provveduto al licenziamento di due funzionari, coinvolgendo nell'inchiesta altre 11 persone con accuse varie.

 

Ma nonostante la rivolta abbia avuto una limitata risonanza, il "caso Zengcheng" non ha potuto non destare le preoccupazioni di Pechino, sempre più ossessionata dal continuo rischio di nuovi disordini e proteste. Negli ultimi anni in Cina sono stati all'incirca 150 milioni i lavoratori che hanno lasciato le zone rurali per le grandi città in creca di un lavoro e di una riscatto sociale. Tuttavia il divario tra "mingong " (lavoratori migranti) e residenti urbani spesso è sfociato in dimostrazioni di rabbia a causa di maltrattamenti e discriminazioni. E' questo il caso di Chaozhou, un'altra cittadina del sud del Paese divenuta nelle ultime settimane scenario di una delle tante proteste fomentate da salari troppo bassi e condizioni di lavoro insostenibili.

 

di Alessandra Colarizi

 

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