Pechino, 9 dic.: Il Dragone si fa strada in Sudamerica, alla ricerca di nuove rotte per soddisfare la sua sete di energia: secondo il settimanale economico Caixin l'accordo siglato la scorsa settimana tra Bridas Corporation (joint venture sino-argentina tra CNOOC e Bridas Energy Holdings) e BP per ottenere l'accesso al 50% delle risorse di petrolio e gas di Pan American Energy in Argentina estenderà le capacità di esplorazione della società cinese per il prossimo decennio.
Il disastro ecologico del Golfo del Messico dello scorso aprile –nel quale morirono 11 persone- ha causato a BP danni per 40 milioni di dollari, fornendo anche ai cinesi di CNOOC l'opportunità per concludere un affare al quale puntavano almeno dal 2005: con 7.06 miliardi di dollari, infatti, Bridas Corporation si è aggiudicata da British Petroleum il 60% delle quote di Pan American Energy, un'operazione che garantisce alla joint-venture tra Pechino e Buenos Aires la completa proprietà del secondo produttore argentino di gas e petrolio. "Pan American Energy possiede risorse energetiche e manageriali di prim'ordine- aveva dichiarato l'amministratore delegato di CNOOC Yang Hua – e quest'acquisizione rafforzerà la nostra presenza in tutta l'area".
Ad analizzare le statistiche ufficiali, c'è da credergli: con la conclusione dell'affare le riserve provate di proprietà di CNOOC hanno raggiunto l'equivalente di 429 milioni di barili, e secondo i dati pubblici diffusi dalla società per il 2009 la produzione arriverà a quota 68mila barili al giorno. "Grazie a Pan American Energy la nostra capacità di esplorazione è stata estesa per altri nove anni" ha dichiarato a Caixin una fonte del management CNOOC, che ha sottolineato anche come l'ex controllata di BP detenga il 90% degli impianti GSJM nella baia di San Jorge, sulla cui ricchezza di petrolio e gas sussistono ormai pochissimi dubbi.
L'operazione costituisce un altro tassello della strategia cinese di penetrazione in Sudamerica, che passava già attraverso l'acquisizione di risorse minerarie, ma Pechino ha preferito puntare tutto sull'Argentina e tenersi lontana dalla Bolivia, dove pure Pan American Energy detiene numerosi giacimenti; una mossa che gli analisti di JP Morgan hanno attribuito ai rischi delle politiche di nazionalizzazione di La Paz. "Se messa a confronto con quella di altre nazioni sudamericane, la situazione economica e politica argentina è relativamente stabile- ha detto Yang Hua- e i rischi dell'investimento sono facilmente gestibili".
Secondo le elaborazioni dei dati ufficiali forniti dall'Ufficio Nazionale di Statistica di Pechino, la vertiginosa crescita economica della Cina condurrà ad un costante aumento annuo della domanda energetica tra il 4% e il 5% fino al 2015. Nonostante i continui investimenti, il consumo di energia in Cina supera la produzione ormai dalla fine degli anni '90, e il gap si sta costantemente allargando. Secondo i dati pubblicati dall'IEA (International Energy Agency) nel luglio di quest'anno –prontamente smentiti dai cinesi- nel 2009 la Cina ha scalzato gli Stati Uniti dal podio che detenevano da più di un secolo, diventando il primo consumatore di energia al mondo.
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