4 CONDANNE A MORTE PER PROTESTE XINJIANG

Pechino,15 set. - Le autorità cinesi hanno condannato alla pena capitale quattro membri della minoranza uighura per i disordini scoppiati a luglio nella regione a maggioranza musulmana dello Xinjiang. Ma gli attivisti sostengono che i condannati non hanno ricevuto un processo equo. I quattro sono stati condannati perché riconosciuti colpevoli di attività in "organizzazioni terroristiche", di fabbricazione di ordigni esplosivi e di aver preparato e realizzato attentati. Con loro, altre due persone sono state condannate a 19 anni di prigione. Le sentenze fanno riferimento a una serie di attentati avvenuti a luglio, che causarono in totale 17 morti e 48 feriti e spinsero le autorità a inviare nella zona un'unità d'elite dell'anti-terrorismo. Dopo le violenze Zhang Chunxian, capo del partito comunista nella regione, aveva promesso di applicare la "linea dura" contro il terrorismo.

 

 Lo Xinjiang è periodicamente scosso da disordini a causa dalle tensioni tra gli han (il gruppo etnico maggioritario in Cina) e gli uighuri (musulmani di lingua turca): questi ultimi denunciano l'immigrazione massiccia degli han, che occupano posti di lavoro e stanno erodendo la cultura locale, in questa regione ancora molto povera ma ricchissima di risorse naturali vitali per l'economia in espansione della Cina. Il governo di Pechino ha dichiarato che gli ultimi attacchi sono stati organizzati da separatisti musulmani addestrati in  un campo terroristico dell'East Turkestan Islamic Movement situato in Pakistan; ma gli esperti dubitano che cellule terroristiche operino nello Xinjiang, dove gli uighuri sono sunniti e osservano una forma moderata di Islam.

 

Dilxat Raxit, portavoce del Congresso Mondiale degli Uighuri, gruppo in esilio con base in Germania, ha detto che gli accusati non hanno ricevuto un processo equo: "Sono stati anche pesantemente torturati in carcere e le autorità  li hanno privati del loro diritto di scegliersi un avvocato".  Citando informazioni ottenute da contatti locali, ha dichiarato che il governo ha assegnato dei legali agli imputati, permettendo loro di incontrarli soltanto una volta per trenta minuti; queste affermazioni sono state immediatamente archiviate come "prive di fondamento" da Hou Hanmin, portavoce del governo dello Xinjiang.

 

 

Secondo le autorità, uno dei condannati a morte avrebbe progettato atti terroristici in diverse città dello Xinjiang, organizzando l'attacco di Hotan dello scorso 18 luglio; gli altri tre imputati condannati alla pena capitale avrebbero fabbricato illegalmente degli esplosivi e almeno due di loro sarebbero direttamente responsabili degli attacchi di Kashgar.

 

"Durante il processo gli imputati hanno confessato i crimini di cui erano stati accusati", afferma Hou, aggiungendo che il processo è stato a porte aperte e che i diritti legali degli imputati sono stati rispettati secondo la legge. Raxit tuttavia sostiene che le autorità hanno minacciato ritorsioni contro le famiglie degli imputati qualora questi ultimi non avessero risposto alle domande secondo le loro richieste durante il processo.

 

 

 

 

ARTICOLI CORRELATI
 
Xinjiang, weekend di sangue a Kashgar
©Riproduzione riservata