Pechino, 17 mar. – Un 2010 migliore delle aspettative, ma nel corso del quale il Dragone dovrà affrontare un "doppio rischio": sono queste le previsioni contenute nel rapporto quadrimestrale dedicato alla Cina dalla Banca Mondiale. Secondo la World Bank, nel 2010 Pechino riuscirà a registrare una crescita del 9.5%, lo 0.5% in più rispetto al +9% previsto precedentemente: "Ci aspettiamo una crescita del 9.5% nel 2010, ma con alcuni cambiamenti - ha dichiarato il capo economista per la Cina Ardo Hansson - ,la spesa del governo è destinata a decrescere, mentre le esportazioni continueranno ad aumentare contemporaneamente alla ripresa globale. Il settore immobiliare probabilmente crescerà ancora, e i consumi dovrebbero rimanere consistenti". Secondo la Banca Mondiale è improbabile che l'inflazione raggiunga livelli preoccupanti nel 2010, ma registrerà sicuramente dei valori positivi dopo il 0.7% dello scorso anno. E se la linea dettata dal premier Wen Jiabao nel corso dell'Assemblea Popolare Nazionale appena conclusasi a Pechino si attesta approssimativamente sugli stessi livelli delle previsioni World Bank, con una crescita "attorno all'8%" e un'inflazione da contenere entro il 3%, gli economisti della Banca Mondiale hanno anche messo in guardia la Cina contro due rischi che potrebbero profilarsi nel 2010: una bolla speculativa nel settore immobiliare e i crescenti timori relativi al livello di indebitamento dei governi locali. "Le attuali condizioni macroeconomiche non rendono necessaria una massiccia revisione delle politiche monetarie mantenute finora - si legge nel rapporto - ma il rischio di bolle speculative e quello di una cattiva gestione delle risorse in un contesto di abbondanza di liquidità necessitano di essere mitigati, e questo deve condurre a un qualche cambiamento". La Cina sta fronteggiando un'immensa pressione internazionale per apprezzare lo yuan, che si ritiene da più parti sottostimato e quindi capace di fornire un vantaggio sleale alle imprese cinesi. "Quella di un ruolo più rilevante del tasso d'interesse nelle politiche monetarie è un'ipotesi da valutare - avverte la Banca mondiale - e nel caso in cui la leadership cinese ritenesse questa eventualità da scartare a causa del timore di afflusso di capitali speculativi dall'estero, anche una maggiore flessibilità nel tasso di cambio può ritenersi un approccio utile".