Restano i dubbi dopo i primi risultati dell'inchiesta iraniana sul disastro del Boeing 737 ucraino precipitato mercoledì dopo il decollo da Teheran, causando la morte di 176 persone. "L'aeromobile, che originariamente si stava dirigendo a ovest fuori dall'area dell'aeroporto, ha virato a destra dopo che si è verificato un problema e i piloti avevano avviato una manovra per tornare indietro al momento dello schianto", ha riferito l'aviazione civile iraniana sul suo sito web.
Il velivolo "è scomparso dagli schermi radar quando ha raggiunto i 2.400 metri (8.000 piedi). Il pilota non ha inviato alcun messaggio radio sulle circostanze straordinarie. A bordo dell'aereo è stato visto un incendio che è cresciuto in intensità. Secondo testimoni, a bordo dell'aereo è stato visto un incendio che è cresciuto di intensità", ha aggiunto l'aviazione, che ha riferito di aver interrogato testimoni sia a terra che a bordo di un secondo aereo che stava volando sopra il Boeing 737 ucraino.
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, non ha escluso l'ipotesi dell'attacco: "Tutte le possibili interpretazioni su quanto accaduto devono essere esaminate", ha scritto in un post su Facebook, aggiungendo che esperti ucraini andranno a Teheran per collaborare alle indagini e per recuperare i corpi dei connazionali. L'ambasciata ucraina a Teheran, ha ritirato la sua dichiarazione con la quale aveva inizialmente attribuito l'incidente ad un guasto al motore. Kiev e Teheran si sono accordati per "coordinarsi in modo stretto" tra i rispettivi team di indagine, ma l'Iran si è comunque rifiutato di consegnare le due scatole nere recuperate alla Boeing.
Il colosso americano che ha costruito il velivolo deve essere coinvolto nell'indagine sul disastro, avvenuto poche ore dopo l'attacco iraniano a due basi militari Usa in Iraq, in risposta all'uccisione del generale Qassem Soleimani in un raid americano a Baghdad. La decisione dell'aviazione civile iraniana ha alimentato i dubbi, mentre la sciagura riportava alla memoria l'abbattimento con un missile del volo Amsterdam-Kuala Lumpur sui cieli dell'Ucraina orientale nel 2014, durante il conflitto tra Kiev e i separatisti filo-russi.
Alla luce delle tensioni nella regione e di questo incidente dai contorni ancora nebulosi, buona parte delle maggiori compagnie aeree internazionali hanno riorganizzato le loro rotte aeree per evitare i cieli di Iran e Iraq.
Il National Transportation Safety Board negli Stati Uniti, che spesso prende parte alle indagini sugli incidenti aerei in altre parti del mondo, ha dichiarato di non essere ancora stato invitato a collaborare. "Gli investigatori dovrebbero considerare un attacco "in cima alla loro agenda", ha dichiarato al New York Times l'ex amministratore delegato Peter Goelz.