Roma - Il blocco navale della Striscia di Gaza resta, ma Israele pagherà un indennizzo da 20 milioni di dollari alla Turchia per il raid delle sue forze speciali nel 2010 contro la nave Mavi Marmara in cui morirono 10 attivisti turchi: sono questi i punti centrali dell'accordo per la ripresa delle relazioni diplomatiche tra i due ex alleati che mette fine a sei anni gelo. L'annuncio dell'intesa è stato dato a Roma dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il quale ha incontrato il segretario di Stato statunitense John Kerry, a Villa Taverna, e poi il premier Matteo Renzi, che si sono rallegrati per questo passo importante per la stabilitò mediorientale.
L'ammontare dell'indennizzio israeliano alle famiglie delle vittime della Mavi Marmara è stato riferito dal premier turco, Binali Yildirim, in una conferenza stampa da Ankara. L'intesa prevede anche l'invio di ambasciatori, che avverra' "il prima possibile", ha assicurato il premier turco. Secondo quanto riferito dalla stampa turca, l'intesa prevede l'invio di aiuti umanitari turchi tramite il porto di Ashdod e la costruzione di alcune infrastrutture nell'enclave palestinese governata da Hamas, come una centrale elettrica, un impianto di desalinizzazione e un ospedale da campo con 200 posti letto. Yildirim ha spiegato che gli aiuti destinati a Gaza, circa 10mila tonnellate di materiale che costituiscono la seconda parte dall'accordo, saranno scaricate nel porto di Ashdod a partire da venerdì prossimo. La normalizzazione dei rapporti tra i due Paesei permettera' al gas del giacimento israeliano Leviatano di raggiungere l'Europa attraverso un gasdotto che passera' dalla Turchia. Yildirim ha aggiunto che alcuni progetti edilizi saranno realizzati dalla Turchia a Gaza.
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Netanyahu, da parte sua, ha spiegato che il blocco navale su Gaza, di cui i turchi chiedevano la revoca, resta in vigore. Per il premier l'accordo avrà conseguenze "immense" per l'economia israeliana ed è "un passo importante per la normalizzazione delle relazioni". Lo stesso Kerry ha definito "positivo" l'accordo.
Per il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, in visita in Israele, è un "segnale di speranza per la stabilita' della regione". "Accolgo con favore l'annuncio della normalizzazione delle relazioni tra Israele e Turchia", ha sostenuto Ban, dopo il colloquio con il presidente dello Stato ebraico, Reuven Rivlin. Domani il responsabile dell'Onu incontrera' Netanyahu, di ritorno da Roma.
Dopo aver raggiunto rapidamente un accordo sulle prime due condizioni poste dalla Turchia - scuse e risarcimento per le famiglie delle vittime - i due ex alleati hanno avuto bisogno di tempo per avvicinare le proprie posizioni sulla terza richiesta, la fine del blocco alla Striscia di Gaza. Secondo indiscrezioni, al posto della revoca del blocco l'intesa prevede che Israele permetta il completamento di un ospedale nella Striscia, oltre alla costruzioni di una centrale elettrica e di un impianto per la desalinizzazione. Di contro, gli aiuti turchi passeranno per il porto israeliano di Ashdod e non saranno piu' inviati direttamente nell'enclave palestinese. La Turchia si e' inoltre impegnata a impedire che Hamas possa svolgere attivita' contro Israele partendo dal suo territorio, anche se il movimento islamico potra' continuare a operare in Turchia per svolgere attivita' diplomatica. Ankara lascera' cadere tutte le accuse sollevate in sede giudiziaria, nazionale e internazionale, contro i membri del commando e le autorita' militari dello Stato ebraico. Tra le richieste avanzate da Gerusalemme, anche un impegno turco per ottenere da Hamas la liberazione di due cittadini israeliani, detenuti a Gaza, e il ritorno in patria dei resti di altri due soldati, morti nel conflitto del 2014.
Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha chiamato il leader dell'Autorita' nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen, per informarlo dei punti principali dell'accordo raggiunto con Israele per la ripresa delle relazioni diplomatiche. In previsione dell'intesa, il presidente turco venerdi' aveva anche incontrato Khaled Meshaal, leader politico di Hamas, il movimento islamico che governa nella Striscia di Gaza. (AGI)