E' il giorno dell'incontro tra il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente americano Donald Trump e non è ancora ben chiaro che opinione abbiano l'uno dell'altra. Se dovessimo affidarci alle dichiarazioni fatte negli ultimi mesi, si potrebbe dire che la posizione di Trump è stata oscillante tra il pieno disprezzo e l'ammirazione, mentre quella del capo del governo tedesco è stata più attendista.
Rapporti tesi come ai tempi di Schroeder e Bush
Sembra che non ci sia da sperare in una completa identità di vedute e non sarebbe nemmeno la prima volta che un cancelliere e un presidente finiscono per litigare sui grandi temi internazionali, come ricorda la Duetche Welle. E' successo nel 2002, ad esempio, quando il socialdemocratico Gerhard Schroeder disse a George W. Bush che non era "disponibile a un'avventura" , riferendosi alla invasione americana dell'Iraq che si andava preparando. Un commento che Bush non gradì e che, si dice, danneggiò i loro rapporti in modo irreparabile.
Poco dopo, nel febbraio del 2003, praticamente alla vigilia della guerra, era stato il ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer a dire al segretario alla Difesa Usa Donald Rumsfeld di non essere affatto convinto dalle prove portate dagli americani a carico di Saddam Hussein e del regime iracheno. Rumsfeld, che notoriamente era uno che non le mandava a dire, reagì inserendo la Germania nel novero delle tre nazioni - con Cuba e la Libia - su cui non si poteva fare affidamento.Guarda: la conferenza stampa di Donald Trump e Angela Merkel
Quando Trump se la prese a male per la copertina di Time
Dopo un idillio durato otto anni - quelli dei due mandati di Obama - ci ha pensato Donald Trump a riavvelenare i rapporti con Berlino con una serie di attacchi verbali non provocati. "Quello che (Angela Merkel) ha fatto in Germania è folle", disse in un'intervista a ottobre 2015 a proposito dell'annuncio di voler consentire l'ingresso di più di un milione di rifugiati nel Paese. "ci saranno delle rivolte in Germania". E due mesi più tardi rincarò la dose, piccato per il fatto che la rivista Time avesse scelto la Merkel come persona dell'anno. Come al solito affidò a Twitter il suo livore: "è stata scelta la persona che sta rovinando la Germania".
I told you @TIME Magazine would never pick me as person of the year despite being the big favorite They picked person who is ruining Germany
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 9 dicembre 2015
Nel marzo 2016, riferendosi ai casi di molestie da parte degli immigrati su decine di donne nella notte di capodanno a Colonia, durante un comizio in Iowa Trump tornò a prevedere disordini: "Il popolo tedesco si sta rivoltando. I tedeschi finiranno per rovesciare questa donna. Non so cosa diavolo abbia in mente". Poi, a giugno, dopo la Brexit, si disse convinto che il momento d'oro della Germania fosse ormai finito e che ci fossero migliaia di tedeschi ansiosi di emigrare.
Nel settembre 2016, però, la svolta. Ancora una volta senza apparente motivo. "Beh, credo che la Merkel sia davvero un grande leader mondiale", disse in un'intervista. "Ma ero molto deluso dalla sua politica in materia di immigrazione. Sono sempre stato un suo sostenitore e ne ho sempre pensato bene, ma credo che abbia fatto un tragico errore un anno e mezzo fa".
La lezione di valori occidentali che non è piaciuta a Trump
A differenza di alcuni membri del suo governo, la Merkel mantenuto la calma e non si è lasciata trascinare nella rissa scatenata durante la campagna elettorale per la presidenza Usa. E ha aspettato fino a dopo l'elezione per consegnare un messaggio al nuovo Presidente. Congratulandosi per la vittoria ha offerto a Trump una stretta cooperazione basata su valori condivisi, esplicitamente elencati uno per uno: "la democrazia, la libertà, il rispetto per la legge e la dignità degli esseri umani, indipendentemente dalla loro origine, colore della pelle, religione, sesso, orientamento sessuale o posizione politica".
Un atteggiamento tutt'altro che docile rispetto agli attacchi di Trump: il cancelliere tedesco ha di fatto dato una lezione sui valori occidentali. E non si è fermata lì: dopo il primo bando agli ingressi da diverse nazioni a maggioranza musulmana deciso dall'amministrazione Trump, la Merkel ha fatto notare che: "La battaglia necessaria e decisiva contro il terrorismo non giustifica in alcun modo il fatto di gettare il sospetto su certi gruppi di persone, in questo caso di fede musulmana".