Ceffone, manata, sgargamella, cinquina, pappina, sleppa, manrovescio e rovescione, Ancora: gotata, pacchero, pizza, ciaffata e sganascione. Termine onomatopeico come nessun altro, "schiaffo" rende, in quasi tutte le sue sfumature, l'idea del rumore sordo e pieno di una mano che si abbatte su una guancia, meglio se piena e grassoccia: allora sì che risuona. Ma mai prima d'ora, in Europa, si era sentito parlare di uno schiaffo caratterizzato da una connotazione etnico-militare. Eppure il Parlamento Europeo, mercoledì ha dovuto chiedersi in margine al dibattito sull'anniversario dei Trattati di Roma cosa mai fosse uno schiaffo "ottomano". "Questo per voi è un piccolo schiaffo ottomano", hanno mandato a dire a Bruxelles gli hacker che stamane hanno seminato il panico su Twitter, "ci vediamo il 16 aprile". Con chiaro riferimento alla data del referendum con cui il presidente turco Recep Tayyip Erdogan intende far approvare le sue riforme costituzionali. Del resto era stato lo stesso Erdogan ad usare per ultimo l'espressione manesca quando, il 1 novembre del 2015, salutò la conquista della maggioranza dei seggi in Parlamento da parte del suo partito, l' Akp.
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Veloce e spietata, 'l'arma' che affonda le radici nell'Impero
Segno dei tempi, delle tensioni diplomatiche tra Ankara, Berlino, L'Aja e Bruxelles come del rinascere di vecchie diffidenze, se non di antichi terrori, di quando qualcuno sbarcava alla marina. Perché lo schiaffo ottomano, o meglio all'ottomana, esiste da secoli ed è onorato negli annali della tradizione marziale di quello che è sempre stato uno degli eserciti più temibili del mondo. Per essere esatti risale ai tempi dell'impero, e si rifà all'ultima risorsa dei soldati rimasti disarmati nel corpo a corpo in pieno furore della battaglia. Veloce e spietato, forte perché caricato dal basso, inaspettato da parte del nemico. Il termine sopravvive nel turco moderno dopo aver salvato la vita a chissà quanti soldati del Sultano rimasti disarmati in seguito all'inceppamento dell'archibugio o alla perdita delle armi bianche. Non solo la guerra, ma anche le risse ai tempi della Sublime Porta andavano avanti a colpi di schiaffi, vero metro per la misurazione della forza dei singoli, con in più il suono dell'impatto a fungere da avviso per i presenti: più forte è il rumore più prudente è stare alla larga.
Il pugno? Da codardi
I pugni no, non piacevano: erano considerati una vergogna nella tenzone, l'arma dei codardi. Esattamente come noi, che abbiamo visto troppi film di John Wayne, associamo al cazzotto all'irlandese un valore virile che neghiamo quasi del tutto allo schiaffo, estrema difesa femminile prima di scoppiare in lacrime. Intorno allo schiaffo fioriscono nel tempo storie e quasi leggende. Prima delle spedizioni in guerra si dice che i giannizzeri si allenassero a tirare schiaffi contro il marmo, per rendere le mani dure come la pietra; allo stesso tempo pare che negli ultimi anni dell'impero si fosse diffusa la moda del 'tiraschiaffi', un supporto metallico per il palmo della mano, parente dell'odierno 'tirapugni'. Metaforicamente, il significato è corrispondente all'italiano, o almeno al romanesco, dove "ammollare una pizza" rappresenta la perfetta traduzione dell'espressione. Non è chiaro come si dica "sgargamella" in olandese o in tedesco, né se tra Strasburgo e Bruxelles il messaggio sia stato recepito nella sua sonorità.