Chicag - Yes we can". Il presidente Barack Obama ha deciso di chiudere il suo discorso di addio nella 'sua' Chicago davanti a 20mila persone con lo slogan con il quale è arrivato per la prima volta alla Casa Bianca, nel 2008.
Ecco le frasi chiave
La fiducia
"Vi chiedo di avere fiducia, non nella mia capacità di portare il cambiamento ma in voi stessi. Vi chiedo di restare aggrappati a quella fiducia scritta nei nostri documenti fondanti, a quell'idea sussurrata da schiavi e abolizionisti...dagli immigrati...da coloro che hanno marciato per la giustizia, piantato bandiere su campi di battaglia stranieri e sulla superficie della luna. Un credo fondante per ogni americano dalla storia ancora non scritta"
Da 'Yes we can' a 'Yes we did'
"Yes we can, yes we did, yes we can": "si possiamo, si lo abbiamo fatto, si possiamo. Non mi fermerò: sarò con voi da privato cittadino. Se siete stanchi di discutere con degli estranei su internet, provate a incontrarne qualcuno in carne ed ossa. Candidatevi per un incarico pubblico. Mettetevi in gioco, scendete in campo
Salvare la democrazia americana
"La nostra democrazia è minacciata quando la consideriamo garantita. Quando stiamo seduti a criticare chi è stato eletto, e non ci chiediamo che ruolo abbiamo avuto nel lasciarlo eleggere. La democrazia non impone di essere uniformati. I nostri padri fondatori hanno litigato e raggiunto compromessi. Si aspettano che noi facciamo lo stesso. Sapevano però che la democrazia richiede un senso di solidarietà di fondo, l'idea che a dispetto di tutte le nostre differenze
"La democrazia può indebolirsi se si cede alla paura e pertanto, come privati cittadini dobbiamo rimanere vigili contro l'indebolimento dei nostri valori che ci rendono ciò che siamo".
La questione razziale, una ferita ancora aperta
"Io rifiuto le discriminazioni contro i musulmani...per questo non possiamo tirarci indietro rispetto alle battaglie globali, per espandere la democrazia, i diritti umani, quelli delle donne, dei gay..."
I precedenti: da Carter a Bush, solo per Obama un bagno di folla
E' la prima volta che un presidente uscente tiene il suo discorso di addio nella sua città. Il suo predecessore, George W. Bush, alle prese con una calo di popolarità, si congedò con un intervento nella East Room della Casa Bianca con appena 200 supporter. I presidenti Bill Clinton, Ronald Reagan e Jimmy Carter parlarono tutti dallo Studio Ovale mentre Bush padre, George H., salutò la nazione da West Point, alle porte di Washington.
L'omaggio a Michelle e alle figlie, il momento più commovente
"Ragazza del South Side, negli gli ultimi 25 anni non sei stata solo mia moglie e la madre delle mie figlie ma la mia migliore amica. Ti sei assunta un ruolo che non avevi chiesto e lo hai fatto tuo, con grazia e stile. Hai reso la Casa Bianca la casa di tutti. Mi hai reso orgoglioso. Hai reso orgoglioso il Paese
"Siete diventate due incredibili giovani donne. Di tutto quello che ho fatto nella vita, la cosa di cui sono più orgoglioso è essere vostro padre"
Grazie a Chicago e all'America
"E' arrivato il mio momento di dire grazie. Sono arrivato a Chicago ventenne cercando di capire chi ero e cosa volevo...ed è a Chicago che ho imparato come il cambiamento avvenga solo quando è coinvolta la gente comune, quando ci impegna insieme e insieme lo si reclama. I diritti non si conquistano da soli. Dopo 8 anni alla presidenza ci credo ancora e non sono il solo a crederlo: è il cuore pulsante della nostra idea di America".