Vienna - Dopo la figuraccia del 22 maggio, primo ballottaggio delle elezioni presidenziali austriache vinte con uno scarto minimo (31.000 voti) dal candidato verde, il 72enne Alexander Van der Bellen e il candidato della destra (Fpoe) Norbet Hofer, 45 anni, ma annullate per irregolarità nel voto postale dalla Corte Costituzionale, oggi 6,4 milioni di cittadini tornano a scegliere nuovamente tra i due contendenti chi ricoprirà la carica - quasi esclusivamente cerimoniale - di capo dello Stato. I seggi si chiudono alle 17. Previsti exit poll e proiezioni ma per i risultati definitivi ed ufficialissimi comunicati solo lunedì pomeriggio perché lo spoglio delle schede inviate via posta - stavolta si spera ben sigillate - inizierà solo domattina. Si tratta delle elezioni più importanti della storia austriaca dopo la fine della II Guerra Mondiale in cui Vienna è rimasta formalmente non allineata, unico Paese Ue a non far parte della Nato. La scelta - archiviata con la storica batosta al primo turno di aprile la rilevanza dei due partiti storici, i Popolari (democristiani) e i Socialdemocratici, che tradizionalmente si sono alternati al potere - sarà tra una nettissima svolta a destra e populista di Vienna - con il primo presidente europeo esponente di un partito di destra che gioca con le pulsioni più estreme - e una sorta di continuità con il passato.
Heute zählt jede einzelne Stimme! Gehen Sie bitte wählen. Vielen Dank!#VanderBellen #bpw16 #wahltag pic.twitter.com/gX8JKUtYKe
— A. Van der Bellen (@vanderbellen) 4 dicembre 2016
Un paese diviso a metà. Ma in Europa populismo avanza
I sondaggi davano alla vigilia del voto lo stesso risultato testa a testa dello scorso 22 maggio: un paese diviso a metà. L'Austria oggi vota con l'anima spaccata in due come una mela, mentre l'Europa attende di sapere se anche a Vienna prenderanno il sopravvento le forze della nuova ondata populista che avvolge il Continente. La differenza è anche questa: se qualche mese fa solo una manciata di consensi divideva i due, oggi l'Europa vive un deciso rafforzamento dei fenomeni di destra. Allora limitati sostanzialmente all'Europa centrorientale, Polonia e Ungheria in testa, adesso estesi non solo alla Francia, dove Fillon ottiene la candidatura presidenziale strizzando l'occhio all'elettorato del Front National, o al Regno Unito dell'Ukip e della Brexit. Anche in Germania il comune sentire si è spostato talmente a destra da lasciare ad Angela Merkel il ruolo di paladina dell'Europa liberal, mentre Alternative fuer Deutschland si pone come la forza del futuro. Un futuro antieuropeista e antimmigrati. Soprattutto, tra allora e adesso anche gli Stati Uniti hanno voltato pagina. Donald Trump e la destra austriaca usano lo stesso slogan, "America First" il primo, "Oesterreich zuerst" la seconda. L'effetto è sempre quello. L'effimera vittoria di Van der Bellen a maggio, che aveva fatto tirare un sospiro di sollievo a tutto il centrosinistra europeo, è stata impugnata da Hofer e dalla sua Fpoe, il partito liberale austriaco che di tradizionalmente liberale ha ben poco ed il cui leader ed uomo forte, Heinz Christian Strache, punta alla cancelleria al piu' tardi nel 2018. Complice la colla a scarsa tenuta delle buste dei voti provenienti dall'estero, la Corte Costituzionale austriaca ha ordinato la ripetizione della tornata.
Liebe Freunde!
— Norbert Hofer (@norbertghofer) 4 dicembre 2016
Bitte geht unbedingt wählen und erinnert auch eure Verwandten, Freunde und Bekannten daran, von... https://t.co/jZyFLXHmg5
Van der Bellen contro il populismo
Si ricomincia da capo, con Van der Bellen che accusa l'avversario di rappresentare il peggio del paese, nel presente come nel passato, e Hofer che si presenta come il nuovo pronto a travolgere i vecchi parrucconi legati ai partiti. Il primo a far capire che in fondo si tratterà di un plebiscito pro o contro il populismo avanzante è lo stesso candidato del centrosinistra, che affida la sua campagna elettorale ad un'intervista, postata sul suo sito, in cui una anziana sopravvissuta ad Auschwitz prega i suoi connazionali di non fare salti all'indietro. Ha ottenuto due milioni e mezzo di visualizzazioni, su una popolazione di meno di nove milioni di persone: l'argomento è sensibile.
Hofer contro 'vecchi parrucconi' e immigrati
Hofer risponde che lui è nato nel 1971, che odia gli orrori del nazismo e chi li ha commessi, ma non può fare a meno di incassare in silenzio quando la stampa lo accusa di voler persino riaprire la questione dei confini con l'Italia, ricongiungendo cento anni dopo la Grande Guerra l'Alto Adige al Tirolo. Anche le armi della propaganda elettorale dell'Fpoe sono tutte riconducibili alla paura, ma quella che agita il ceto medio impoverito. Paura della crisi, paura degli immigrati. Nel solo 2015, ricorda Hofer ad ogni incontro, ne sono arrivati 90.000. E' come se negli Stati Uniti, ama sottolineare facendo la proporzione sulla popolazione complessiva, ne fossero sbarcati 30 milioni. Quanto all'Europa e alla politica estera, la sua idea si ispira in parte al Gruppo di Viesegrad. Vale a dire quel caucus di quattro paesi (Ugheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca) che, pur facendo parte dell'Unione Europea, frenano su quasi tutto, ed in particolar modo sulla redistribuzione sul territorio dei 27 paesi membri degli immigrati che arrivano quasi esclusivamente in Italia e Grecia. L'altra metà dell'ispirazione è ben più antica, e profonda.
L'Austria, sostiene Hofer, deve tornare ad essere sede del grande dialogo internazionale come negli anni '70, e promuovere nuove intese tra Stati Uniti e Russia (inutile dire che la Fpoe è nettamente contraria alle sanzioni contro Mosca). Per far questo deve in particolare mettersi alla testa di una iniziativa che raccolga i paesi dell'Europa Centrorientale. Cioe', in altre parole, tutte le ex terre dell'Impero degli Asburgo. Domenica si sapra' se persino l'Austria svolta a destra. Anche perche' il partito che candida Hofer, sempre nei sondaggi, e' il primo del Paese con il 30 percento delle preferenze. Socialisti e democristiani sono staccati, indietro, quasi dimenticati. Lo stesso Van der Bellen e' un verde. E tutti sanno che ottenere la Presidenza della Repubblica sarebbe il miglior viatico per la Cancelleria. Come dice il segretario dell'Fpoe, "Se ce l'hanno fatta in America, possiamo farcela in Austria".