Roma - Hanno fatto le valigie in fretta e furia e preso il primo aereo disponibile per raccontare, fotografare e filmare i primi giorni di Cuba senza Fidel. Sono oltre cinquecento i giornalisti, cameramen e fotografi arrivati nel giro di 48 ore sull'isola per illustrare al mondo come il popolo cubano si prepara a dare l'ultimo saluto al suo lider maximo. Ma al loro arrivo molti di loro hanno avuto una brutta sorpresa. Così, dopo due giorni di attesa al Centro de prensa internacional dell’Avana, all'inviata del Corriere della Sera, Sara Gandolfi, è stato negato il visto di lavoro (leggi il racconto dell'inviata sul Corriere) perché, le è stato spiegato, "la copertura che il tuo giornale ha dato di Cuba in questi anni è 'desbalanciada', sbilanciata". Non sono state fornite ulteriori spiegazioni, per iscritto o oralmente. E il suo non è un caso isolato. Nella lista dei 'cattivi' figurano, secondo il racconto della giornalista italiana, anche l’inviato del tedesco Bild, Peter Tiede, il giornalista José Antonio Gill del canale televisivo argentino Canal 13 e il suo cameraman. E molti altri giornalisti sono in attesa da più di due giorni di risposta alla richiesta di visto. Resta in sospeso la situazione di The Daily Telegraph e The Guardian, arrivati anche loro domenica mattina al Centro. Tra i 'buoni', invece, gli inviati di La Repubblica e della Rai.