Roma - Nel 2016 i migranti morti nel Mediterraneo sono già stati 3.800, il dato più alto mai registrato.Il portavoce dell'agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr), William Spindler, ha spiegato che "nel 2016 è stata già superata la soglia record di 3800 morti e dispersi nel Mediterraneo". L'anno scorso i morti furono 3.771. La cifra record del 2016 indicata dall'Unhcr è stata raggiunta nonostante una significativa diminuzione dei tentativi di attraversare il Mediterraneo: nel 2015 ci provarono circa un milione di persone, quest'anno meno di 330mila. Il numero dei tentativi è diminuito, in seguito all'accordo di marzo scorso tra Ue e Turchia.
La tratta più pericolosa resta quella tra Libia e Italia con un morto ogni 47 arrivi. Tra Turchia e Grecia - riferisce l'Unhcr - c'è stato un morto ogni 88 arrivi. La ragione dell'aumento della mortalità, nonostante la diminuzione dei tentativi di attraversamento del mar Mediterraneo, sta "nella pessima qualità dei barconi usati dai trafficanti di uomini e dall'aumentato numero di migranti stivati in ogni barcone per aumentare i profitti".
COMPLETATO LO SGOMBERO DELLA GIUNGLA DI CALAIS
Intanto è ormai praticamente deserta la baraccopoli della cosiddetta Giungla di Calais, nel nord della Francia, la più vasta d'Europa: i numerosi roghi divampati in mezzo a tende e tuguri, e l'esplosione delle bombole di gas disseminate tra i detriti, hanno costretto le autorita' ad accelerare lo sgombero dell'area nei pressi della Manica, iniziato lunedì e che si prevedeva comunque di completare per meta' settimana. Drappelli di agenti in assetto anti-sommossa hanno scortato i rimanenti migranti verso i camion che avrebbero poi dovuto smistarli verso i circa 450 centri di accoglienza sparsi sull'intero territorio nazionale.
Da Sangatte alla Giungla, emergenza Calais dura da 17 anni
Si è registrato finora un solo ferito, un cittadino siriano ricoverato in ospedale con lesioni ai timpani provocategli dallo scoppio a distanza ravvicinata di una bombola. Quattro gli arresti eseguiti con l'accusa di incendio doloso: si tratta di clandestini afghani, che peraltro si difendono sostenendo di aver appiccato il fuoco non per protesta o ritorsione, ma obbedendo a una tradizione del loro Paese, dove sembra sia diffusa l'usanza di bruciare un alloggio che ci si appresta ad abbandonare. (AGI)