Londra - A quasi vent'anni dalla morte della madre, il principe Harry ha ammesso di non esser riuscito per lungo tempo a parlare del suo dolore, di aver cominciato a farlo solo tre anni fa e di essere pentito per questo. Il 31enne principe, che aveva 12 anni quando Lady Diana rimase uccisa in un incidente stradale a Parigi, ha organizzato nel fine settimana un evento nella sua residenza al palazzo di Kensington per Heads Together, un'associazione che ha creato insieme ai duchi di Cambridge e che raccoglie 'charity' impegnate sul fronte della depressione e della malattia mentale.
All'evento, era presente Rio Ferdinand, che ha perso la moglie, Rebecca Ellison, per un cancro lo scorso anno. I due avevano tre figli e l'ex difensore della Nazionale inglese e del Manchester United, ha chiesto al principe quale impatto avesse avuto sulla sua infanzia il fatto di essere rimasto orfano. "Davvero mi spiace non averne mai parlato", ha risposto il principe; e poi ha spiegato di non essersi aperto sul suo dolore "per i primi 28 anni" di vita. "Soffrire va bene, fino a che ne parli. Non e' una debolezza. Debolezza e' avere un problema e non riconoscerlo e non risolvere quel problema".
Heads Together ha raccolto otto diversi organizzazioni no profit che si occupano di malattia mentale per cercare di debellare lo stigma che ancora circonda la depressione. All'evento, c'erano anche le medaglie d'oro olimpiche, Victoria Pendleton e Kelly Holmes, che hanno entrambe ammesso pubblicamente di aver attraversato momenti molto bui nella vita. Il calciatore inglese ha spiegato ad Harry di esser passato "attraverso diverse fasi" dopo la morte della moglie, fasi che adesso attraversano i suoi figli. "Il messaggio chiave qui e' che ciascuno puo' soffrire di depressione. E' uguale se sei un membro della famiglia reale, un soldato, una star dello sport, un autista, una madre, un padre o un bambino". (AGI)