Londra - Nel caso di una Brexit in seguito al referendum del 23 giugno "nell'immediato per gli italiani non cambierebbe nulla. Una tale eventualità farebbe scattare l'articolo 50 del Trattato di Lisbona e per il negoziato servirebbero almeno due anni": lo ha detto all'Agi l'ambasciatore d'Italia nel Regno Unito, Pasquale Terracciano, che in questi giorni è molto impegnato a prefigurare i possibili scenari ai quali andranno incontro centinaia di migliaia di italiani residenti nel regno di Sua Maestà. "Finito il negoziato - ha continuato Terracciano - c'è poi da aspettarsi che i diritti acquisiti non vengano messi in discussione. Insomma, chi è già qui non dovrebbe avere conseguenze e questo dovrebbe rientrare in un accordo con l'Ue sulla libertà di movimento. Diverso invece il caso dei trattati commerciali, che è probabile il Regno Unito debba prendere con i singoli paesi. Ma, ancora, dipenderà dal tipo di strada negoziale che sarà intrapresa".
Il massimo rappresentante della diplomazia italiana nel Regno Unito, quindi, sembra essere assai ottimista. "Del resto io continuo a pensare che la Brexit non avverrà - ha aggiunto Terracciano - perché molti di quelli che voteranno per restare non condividono dei forti ideali ma ragionano sulla base di timori economici e quindi sono poco inclini a manifestare le loro intenzioni di voto". Una sorta di maggioranza silenziosa, quindi, mentre gli euroscettici sono molto più espliciti e, in un certo senso, chiassosi. Cosi', per Terracciano, potrebbe succedere quello che accadde con il referendum per l'indipendenza della Scozia, tenutosi il 18 settembre del 2014, "per il quale alla fine lo scarto fu di dieci punti a favore di chi voleva restare nel Regno Unito", nonostante prima della consultazione di allora sembrava proprio che la Scozia stesse andando verso la secessione. Insomma, si spera nel fatto che "i sondaggi spesso non riflettono le intenzioni di voto reali". Ed ecco così che, dopo mesi di angoscia e preoccupazione in tutta Europa e in gran parte del mondo, il referendum del 23 giugno potrebbe trasformarsi in un nulla di fatto. (AGI)