Kiev - I liquidatori ucraini del disastro di Chernobyl si sentono abbandonati da Kiev e chiedono sussidi per le loro cure e quelle dei loro figli, non risparmiati dalla radiazione. "Siamo andati a Chernobyl non perche' fossimo eroi, ma perche' obbedivamo a degli ordini, abbiamo fatto il nostro dovere e ora nessuno si cura di noi - racconta ad Agi Pavlo Shevchuk a capo dell'Unione ucraina dei veterani di Chernobyl, anche lui ex liquidatore - All'epoca avevo 25 anni ero un soldato di fanteria; appena arrivati sul posto abbiamo tutti capito che tranne noi nessuno avrebbe fatto quel lavoro, dovevamo non risparmiarci e abbiamo fatto tutto in quattro anni con un grande lavoro di squadra".
Shevchuk accompagna un gruppo di invalidi al museo di Chernobyl a Kiev dove in questi giorni si susseguono senza sosta turisti e scolaresche. "Solo gli adulti ritenuti invalidi a causa di Chernobyl sono 60.000 in Ucraina e siamo completamente abbandonati, per non parlare dei bambini di cui le autorita' si sono proprio dimenticate", denuncia, portando come esempio suoi figlio, nato a Kiev pochi giorni prima della catastrofe e che oggi a 30 anni ha un cuore non sviluppato (tra gli effetti più diffusi dell'assorbimento di radiazioni) e pochi mezzi per curarsi.
Shevchuk, che ha picchettato più volte la Verkhovna Rada a Kiev, se la prende con il governo ucraino perché a suo dire non rispetta la "Legge sullo status e protezione sociale dei cittadini colpiti dal disastro di Chernobyl", varata nel 1996 e che prevede l'innalzamento della pensione minima per gli invalidi della catastrofe; chiede che lo Stato si faccia carico delle cure che i cittadini devono sostenere e soprattutto che invece di "gettare tutti i soldi nella zona di Esclusione per il sarcofago, si studi un piano per diagnosi e cura delle nuove generazioni ancora a rischio". "Le autorita' ci hanno voltato le spalle e oggi i soldi vengono dati solo a coloro che hanno lavorato alla centrale, che ricevono pensioni alte, mentre noi ex soldati semplici cosa possiamo aspettarci?, si chiede denunciando poi anche "la censura mediatica" che a suo dire vige in Ucraina sull'argomento. "Ve lo dico io cosa vuole lo Stato, che tra 10 anni tutti i liquidatori siano morti e che il mondo dimentichi Chernobyl", conclude. (AGI)