Roma - Nella citta' assediata di Moadamiyeh, pochi chilometri a sud-ovest di Damasco, i medici non hanno piu' flebo per i neonati e sono costretti ad utilizzare le sacche per i cateteri. Molte vite sono state salvate, ma tre neonati sono morti a causa di un'infezione. Questo tipo di situazioni sono ormai all'ordine del giorno nelle citta' assediate, denuncia Save The Children nel rapporto "Infanzaia sotto assedio". Ospedali e cliniche sono quotidianamente sotto bersaglio e le medicine salvavita non arrivano. I medici operano con i mezzi che hanno, alla luce delle candele e utilizzando vecchi tubi per l'acqua come tubi per la ventilazione. Le famiglie vagano per le strade cercando scarti di lenzuola o vestiti abbandonati che fanno poi bollire, nel tentativo di sterilizzarli, per utilizzarli come bende. Anche i pochi medicinali che arrivano all'interno delle citta' sono stati per ore sotto il sole fermi ai checkpoint e non possono essere conservati al fresco per mancanza di energia elettrica, risultando spesso inutilizzabili: la principale conseguenza e' che i bambini non possono essere vaccinati per le malattie prevenibili.
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"Molti bambini sono morti a causa della rabbia; le malattie della pelle e dell'apparato digerente sono diffusissime perche' e' stata interrotta la fornitura dell'acqua e le persone utilizzano quella che trovano nei pozzi di superficie, spesso inquinata dai liquami. I bambini in particolare soffrono di infezioni e infiammazioni respiratorie causate dal fumo delle esplosioni", racconta un medico che lavora nell'est di Ghouta. Oltre a non avere accesso alle cure mediche, gli abitanti delle aree assediate non possono lasciarle per andare a farsi curare fuori. A Madaya piu' di 400 persone avevano bisogno di essere trasferiti per motivi medici, ma solo 37 hanno ottenuto il permesso. Negli ultimi mesi, almeno 17 persone dializzate a nord di Homs non hanno avuto il premesso di raggiungere la citta' per curarsi: questi pazienti sono tra i piu' a rischio se interrompono il trattamento, insieme ai pazienti diabetici che non hanno a disposizione l'insulina. "I medici non possono effettuare trasfusioni perche' mancano le sacche per il sangue. A un mio amico hanno dovuto amputare una gamba perche' non avevano il materiale necessario a curarla. Un bambino ha perso entrambi gli occhi perche' mancavano gli strumenti per estrarre le schegge. Tutto questo poteva essere evitato se avessero avuto a disposizione le attrezzature necessarie", testimonia un operatore umanitario.In Siria, molti medici sono stati uccisi o arrestati o sfollati, anche se sono molti quelli che hanno scelto di restare nel Paese. Spesso, al posto dei dottori, sono i volontari a operare: in alcuni casi l'unico medico e' il veterinario e in citta' come Moadamiyeh, che conta 45mila abitanti, ci sono solo otto medici, che prima del conflitto facevano i dentisti. Nonostante questi uomini e donne facciano del loro meglio per curare i pazienti, la mancanza di formazione adeguata puo' avere gravi conseguenze, soprattutto per i bambini che soffrono di malnutrizione e che rischiano di perdere la vita per ipoglicemia, ipotermia, arresto cardiaco da iper-idratazione o per infezioni che non vengono notate. (AGI)