Ttip: al via nuovo tavolo a Bruxelles, meno chance dopo Brexit

Ttip: al via nuovo tavolo a Bruxelles, meno chance dopo Brexit
bandiera UE USA (afp) 

Bruxelles - Nelle convulse settimane prima del voto sulla Brexit, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, aveva avvertito che il Regno Unito, in caso di uscita dalla Ue, sarebbe rimasto ad attendere in fila mentre Washington e Bruxelles avrebbero discusso il Ttip (Transatlantic Trade Investment Partnership), il controverso trattato di libero scambio in corso di negoziazione tra Usa e Ue. Oggi appare paradossalmente piu' facile per Obama, giunto nell'ultimo semestre di presidenza, stringere un'intesa ad hoc con una Londra autonoma piuttosto che convincere i sempre piu' riottosi partner europei. Il quattordicesimo ciclo di tavoli sul Ttip che si apre oggi a Bruxelles, il primo dopo il voto sulla Brexit, vede infatti gli Usa perdere l'importante sponda della Gran Bretagna, che tra i 'Big 4' della Ue era sicuramente la piu' entusiasta del Ttip, a fronte dell'apertura condizionata di Germania e Italia e dell'aperta ostilita' della Francia, il cui governo, all'indomani delle rivelazioni di Greenpeace sul contenuto delle carte negoziali, aveva avvertito che il trattato non sarebbe passato se gli Usa non avessero fatto una decisa marcia indietro su alcune richieste di allentamento delle rigide norme comunitarie, in particolare in tema di standard sanitari, etichettature e test sugli animali, per tacere della delicatissima questione delle corti arbitrali che dovrebbero risolvere le controversie tra Stati e aziende. Non e', pero', solo per l'addio di uno Stato membro economicamente in sintonia con gli Usa che la Brexit ha complicato la partita. Il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, alcuni giorni fa aveva sintetizzato la problematica con efficacia, affermando che "il Ttip rischia di saltare, insieme all'accordo con il Canada, perche' c'e' una mancanza di fiducia verso tutto quello che e' internazionalizzazione e una mancanza di delega a una governance europea certa".

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Sul 'Ceta', l'accordo di libero scambio con il Canada considerato una prova generale del Ttip, si era infatti consumata, nei giorni successivi alla Brexit, una grave frattura politica tra il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, e il leader 'de facto' del blocco, Angela Merkel. Chiedendo e ottenendo che il trattato venga sottoposto all'approvazione dei singoli parlamenti nazionali, ovvero un potenziale binario morto, il cancelliere tedesco ha stroncato qualsiasi velleita' di procedere di gran carriera al progetto di una 'even closer union'. Merkel, come suo costume, guarda con pragmatismo alla congiuntura politica del momento e, con il boom dei partiti nazionalisti nei sondaggi, far calare dall'alto prima il 'Ceta' e poi il 'Ttip' avrebbe significato alienarsi del tutto opinioni pubbliche sempre piu' disamorate del progetto comunitario. Ironicamente, a Berlino la maggior sostenitrice dell'apertura dei mercati e' proprio Angela Merkel, laddove a premere per un passaggio al parlamento nazionale del 'Ceta' era stato proprio il ministro dell'Economia, il socialdemocratico Sigmar Gabriel.
Da Bruxelles continuano tuttavia a professare ottimismo. "La logica economica del Ttip resta robusta", aveva dichiarato, poco dopo il fatidico referendum, il Commissario Ue alla Concorrenza, Cecilia Malmstrom. "Stiamo lavorando a pieno regime, in autunno verranno delineati i contorni del futuro trattato", confida oggi a 'Le Monde' uno sherpa impegnato nelle trattative. A prescindere dal difficile contesto politico, le distanze rimangono pero' troppo sensibili perche' Obama possa sperare di concludere il mandato prima che il suo capo negoziatore, Michael Froman, chiuda la partita. (AGI)